Andrea Zanoni, trevigiano, è parlamentare europeo del Pd. Guida la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi) a Strasburgo. Il 13 febbraio ha depositato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta (E-001565/2014) sulla questione delle armi chimiche siriane in arrivo al Porto di Gioia Tauro.

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Onorevole, lei nell’interrogazione ha chiesto all’Ue di verificare che lo smaltimento dell’arsenale siriano in atto nel Sud Europa, e l’interessamento del porto italiano di Gioia Tauro non comportino rischi per l’ecosistema marino e per gli abitanti delle zone costiere. A suo avviso l’intera operazione sarebbe poco compatibile con gli obiettivi per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino di qui al 2020, sanciti con la direttiva 2008/56/CE. Può spiegarci perché?

Le preoccupazioni sono serie e sentiamo l’urgenza di chiarimenti. Vogliamo sapere quanti rifiuti verranno smaltiti, dove e come. Perché ci sono troppi omissis specie sul processo di distruzione dell’arsenale, una volta effettuato il trasbordo nel porto di Gioia Tauro. La direttiva a cui lei ha fatto riferimento ha degli obiettivi che devono essere perseguiti senza deroga. Per questo ho chiesto alla Commissione che vengano monitorati i criteri di gestione dell’operazione. Che non deve nuocere all’ecosistema, alla biodiversità specie quella marina. Purtroppo la portata dell’operazione non fa dormire sonni tranquilli. Si parla di circa 500 tonnellate di aggressivi chimici catalogati, secondo la Convenzione sulle armi chimiche, come agenti di classi 1 e 2 (cioè maggiormente tossici): trattasi di molecole di agenti nervini già formate e dei loro immediati precursori. E’ per questi motivi che abbiamo chiesto che vengano accertati una volta per tutte i rischi dell’idrolisi di tali sostanze per il Mediterraneo. E inoltre quali iniziative le autorità intendano intraprendere per controllare le modalità attraverso cui verranno smaltiti i residui. Purtroppo temo che alle ragioni ambientali vengano preferite le ragioni di natura militare. Con rischi incalcolabili per l’ecosistema. E’ già accaduto in passato. Penso alla base Nato di Aviano, un caso che conosco bene. Le operazioni belliche verso la Jugoslavia, la partenza di aerei e cacciabombardieri ha danneggiato l’ambiente in modo serio, un inquinamento da pesticidi che ha snaturato l’ecositema. Ecco, temo che ci si avvalga di deroghe di natura militare che pregiudicheranno l’ambiente.

I Vigili del fuoco della Calabria denunciano che al porto avrebbero in dotazione materiali per la protezione individuale scaduti. Il manifesto ha pubblicato le foto che lo testimoniano. Persino lo scanner che dovrebbe rilevare le radiazioni chimiche sarebbe disattivato. Non crede che la gestione dell’operazione sia approssimativa?

Sono sicuro che i mezzi in dotazione verranno alla fine messi a norma, e ci sarà un’adeguata manutenzione. Indubbiamente i tempi sono stretti e voglio sperare che le autorità internazionali vengano incontro alle preoccupazioni delle maestranze. Le verifiche vanno fatte in modo certosino. Non si scherza sulla vita delle persone. I materiali da trasbordare sono tossici, persino letali. Io spero che queste verifiche siano fatte con cura. E, al contempo, chiedo che vengano accertati i rischi dell’idrolisi. L’Adriatico e il Mediterraneo stanno pagando un prezzo troppo alto in questi anni in termini di biosistema: moria di pesci, necrosi delle biodiversità. L’Adriatico è in sofferenza, direi al collasso. Pensiamo alle decine di piattaforme offshore piantate davanti alle nostre coste e a quelle croate, alle trivellazioni petrolifere. Insomma l’ecosistema è in pericolo e questo tipo di operazioni militari rischiano di acuire le ferite inferte ai nostri mari.

Il 3 gennaio aveva presentato già un’analoga interrogazione quando pareva che le armi chimiche dovessero essere trasbordate in Croazia. Perchè alla fine è stata scelta l’Italia? E come giudica la scelta ricaduta su Gioia Tauro che così tante polemiche ha sollevato?

Ci saranno state delle ragioni di natura superiori che hanno fatto pendere la bilancia sul nostro paese. Questo però deve essere da stimolo a pretendere controlli e informazioni dettagliate sui criteri dell’operazione. La vicenda recente riguardante la ’Terra dei fuochi’, con la desecretazione dell’audizione del pentito dei Casalesi avvenuta a distanza di tanti anni è stata una cosa allucinante. Da non ripetersi. Esigiamo trasparenza e chiarezza. E il senso della mia interrogazione urgente è esattamente questo.