La corruzione ha «effetti devastanti» sull’economia e sui conti pubblici. A certificarlo ora c’è – anche – la Corte dei Conti nel suo Rendiconto generale dello Stato 2016. Per il Procuratore generale dei magistrati contabili Claudio Galtieri la corruzione ha «rilevanti effetti distorsivi, irregolarità e illeciti penali, proprio nei settori in cui più alto è il livello della spesa, come quelli della sanità, della realizzazione di opere pubbliche e della prestazione di servizi». Galtieri sollecita pertanto «un approccio più sostanziale che, superando talune impostazioni dottrinarie, astrattamente fondate, ma assolutamente inadeguate nel concreto, che affronti il fenomeno della corruzione» tenendo conto della sua «diffusività» e della «insufficienza delle misure finora apprestate dall’ordinamento», ha detto in quella che è parsa una stoccata alla Autorithy anti corruzione voluta da Renzi e guidata da Raffaele Cantone.

Il sistema dei controlli sulla corruzione infatti «è scarsamente efficace per assicurare legalità ed efficienza, e per contrastare quei comportamenti illeciti i cui effetti negativi sulle risorse pubbliche sono, spesso, devastanti», spiega Galtieri, che ritiene «assolutamente necessario un ripensamento globale e senza pregiudizi di tutti i meccanismi di controllo». Il pg punta il dito contro il ginepraio dei controlli «interni» ed «esterni», «preventivi» e «successivi». Un «non sistema», dove dominano «complessità» e «incongruenze». In un ambiente così le «zone grigie» proliferano.

Durante la presentazione del Rendiconto ieri mattina è poi toccato al presidente di coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo, Angelo Buscema, entrare nel merito dei singoli problemi. A partire dalla preoccupazione per la scarsa crescita economica. Il recupero in Italia, rileva Buscema, «appare ancora troppo modesto» e, soprattutto, «in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei». Così come piuttosto tranchant sono i giudizi espressi su due fattori chiave della politica economica, la spending review e la riforma della pubblica amministrazione. Sul primo fronte, si deve constatare che «non ha prodotto risultati di contenimento del livello complessivo della spesa», osserva ancora Buscema. Quanto alla riforma Madia, è il Pg Claudio Galtieri a mettere nero su bianco che sconta «incertezze su alcuni temi cruciali e a valenza strategica», come quelli delle società partecipate e della dirigenza. Incertezze, spiega, che «hanno determinato un andamento non lineare non solo delle modalità e dei tempi del processo riformatore» ma anche «della stessa filosofia innovativa su cui la riforma si deve fondare».

Secondo la Corte dunque è da recuperare la questione etica. Ma, avverte Galtieri, si tratta di uno sforzo che «non può essere lasciato alla conoscenza dei singoli». La ricetta indicata dai magistrati contabili poggia su più leve e tra queste non manca il riconoscimento del merito. La logica che preferisce il livellamento alla differenziazione non paga anche sul fronte della spending. Infatti, per la Corte nessuna breccia si è aperta nel muro della spesa pubblica. «A consuntivo» le misure messe in atto «non hanno prodotto risultati di contenimento» a livello complessivo, sottolinea Buscema, facendo notare «la centralità» della Consip – la centrale acquisti dello Stato al centro delle polemiche per le inchieste che hanno riguardato Luca Lotti, Luigi Marroni e Tiziano Renzi – nelle politiche di contenimento. «Anche se – puntualizza – è emersa nel corso degli anni l’esigenza di una verifica dei risultati più rispondenti a dati reali». Anche perché «l’acquisizione di beni e servizi risulta ancora in prevalenza effettuata con il ricorso alla procedure extra Consip».