I quesiti delle regioni ’No Triv’ hanno superato il delicato vaglio della Cassazione. E ora non resta che aspettare l’anno nuovo per il pronunciamento definitivo della Corte Costituzionale. Hanno segnato un altro gol le dieci regioni che hanno deciso di ricorre al referendum per l’abrogazione di alcune parti dell’articolo 38 dello Sblocca Italia e dell’articolo 35 del Decreto sviluppo. Venerdì scorso l’ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione ha ultimato la verifica di legittimità della procedura per la presentazione di sei referendum abrogativi. Il risultato è positivo. «Un altro passo avanti» per Piero Lacorazza (Pd), presidente del consiglio della Basilicata, capofila delle regioni in polemica con il governo. «Il sì della Cassazione è un buon punto di partenza, che testimonia l’ottimo lavoro tecnico – giuridico che è alla base dell’iniziativa referendaria», conclude con giustificato orgoglio. Una notizia «che sta passando nelle cronache senza troppa enfasi ma che riveste un’enorme importanza, tanto più a distanza di poche ore dall’apertura della conferenza internazionale di Parigi sui cambiamenti climatici», spiega Serena Pellegrino (Si – Sel) vice presidente commissione Ambiente alla Camera.

Ora si attende il parere finale della Consulta. Nel frattempo il 9 dicembre a Roma torneranno a riunirsi delegati delle Regioni promotrici dei sei quesiti referendari (oltre alla Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) contro le procedure autorizzative delle attività petrolifere previste dall’art. 38 della legge Sblocca Italia e, per quanto riguarda le trivelle in mare, dall’art. 35 del Decreto sviluppo. Le Regioni si consultano, spiega Lacorazza, «per essere pronte se le norme in questione non dovessero cambiare, cosa che comunque auspichiamo. L’obiettivo è restituire ai territori la possibilità di partecipare alle decisioni che li riguardano, per ripristinare il principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni e migliorare l’efficienza delle istituzioni pubbliche senza trascurare il percorso democratico». Grande soddisfazione anche per Antonio Mastrovincenzo, presidente del consiglio regionale delle Marche. Proprio ieri ad Ancona si è svolto un corteo di 700 persone, arrivate tutte le Marche ma anche dall’Abruzzo e dalla Romagna, contro le trivellazioni in Adriatico autorizzate dallo Sblocca Italia. m.t.a.