Tre lanciagranate, sei kalashnikov, un ampio stock di munizioni, più di 120 kg di tritolo e dei detonatori. Era un vero e proprio arsenale quello che un francese di 25 anni, vicino agli ambienti dell’estrema destra, aveva raccolto molto probabilmente per compiere degli attentati in occasione dei campionati europei di calcio che si apriranno venerdì a Parigi. Gregoir M., del giovane è stato reso noto solo il nome, aveva stipato armi ed esplosivi sulla sua auto con la quale si apprestava a mettersi in viaggio dall’Ucraina alla volta della Francia, quando lo scorso 21 maggio, ma la notizia è stata resa nota solo ieri, i servizi di sicurezza di Kiev lo hanno fermato poco prima che varcasse il confine con la Polonia.

«Voleva colpire durante l’Euro 2016 e aveva già pianificato qualcosa come 15 possibili attentati», ha spiegato Vassyl Hrytsak responsabile della Sbu, l’intelligence ucraina. Interrogato dagli agenti, sempre secondo le fonti locali, l’uomo avrebbe manifestato la sua violenta opposizione «alla politica del governo sull’arrivo di stranieri in Francia, la diffusione dell’Islam e la globalizzazione». Tra i suoi possibili obiettivi, ci sarebbero state moschee e sinagoghe, ma anche edifici istituzionali della République.

Appresa la notizia, le forze dell’ordine francesi hanno effettuato una perquisizione nella casa dell’arrestato, una fattoria di Nant le Petit, non lontano da Nancy, nel dipartimento della Mosella dove, a detta del quotidiano locale L’Est Républicain, sono stati rinvenuti «esplosivi e una t-shirt di un movimento di estrema destra». L’auto su cui viaggiava Gregoir M. è stata intercettata al posto di frontiera di Yagodyn, nella regione di Loutsk, lungo la strada che conduce alla città polacca di Lublino. Una zona nota per essere attraversata dalla rotta del contrabbando di sigarette e di armi.

Su di lui la Sbu indagava in realtà da mesi: fin dal dicembre dello scorso anno il giovane, sconosciuto fino a quel momento sia alla polizia transalpina che a quella di Kiev, si era infatti fatto notare nelle regioni orientali dell’Ucraina presentandosi come un volontario intenzionato a sostenere l’esercito e i rifugiati provenienti dalle regioni oggi controllate dai filo-russi. «Ha preso contatto con alcune unità militari e promesso il suo aiuto, ma si è interessato in modo particolare alla possibilità di acquistare armi ed esplosivi», ha precisato Vassyl Hrytsak.

Insieme all’ipotesi terroristica, o in combinazione con questa, gli inquirenti stanno perciò prendendo in esame anche quella del traffico internazionale di armi, collegato agli ambienti dell’estrema destra francese come ucraina. Il giovane non era infatti al suo primo viaggio nel paese ed ora si stanno cercando di rintracciare coloro che avevano in passato effettuato il medesimo tragitto insieme a lui.

In attesa che venga estradato verso Parigi, una domanda in tal senso è già stata presentata alle autorità ucraine, a Parigi ci si comincia ad interrogare inoltre sulla reale pericolosità non solo di questo giovane, ma anche delle decine di militanti dell’estrema destra e degli ambienti neonazisti europei che hanno raggiunto le due fazioni ucraine in guerra: dei «foreign fighters» dell’internazionale nera sfuggiti spesso ad ogni controllo.

Nel caso francese si sarebbe trattato, e forse si tratterebbe ancora oggi di una trentina di persone, più o meno equamente divise tra le forze fedeli a Kiev e le milizie pro-russe che hanno combattuto a Donetsk e Lugansk. Giovani estremisti, talvolta con qualche esperienza nell’esercito che nel primo caso hanno finito per integrare il famigerato battaglione Azov, controllato dai neonazisti locali di Pravy Sektor, che dallo scorso anno è entrato a far parte a pieno titolo delle forze armate ucraine, mentre nel secondo si sono ritrovate sotto la sigla del gruppo Unité Continentale, che ha raccolto qualche militante delle Jeunesses identitaires come del movimento skinhead Troisieme Voie, sostenitori di Putin e dei combattenti neri presenti nel Donbass.