«Non desiderare la terra d’altri» è il titolo di un interessante libro di Federico Cresti per i tipi della Carocci a cui si ispira un progetto sulla Libia coloniale promosso dalla Casa delle Culture e dall’Associazione L’Ape di Modena che vuole riflettere, in modo partecipato, sulla vicenda coloniale italiana in Libia, uno «dei posti al sole» del sogno nazionalista, destinato dal governo fascista ad essere popolato da agricoltori italiani. L’obiettivo è trasmettere ai ragazzi delle scuole passione per la storia e conoscenza su un periodo trascurato dai programmi scolastici ministeriali. Il progetto ha coinvolto scuole superiori e medie della città e ha visto la realizzazione da parte degli studenti di tesine e ricerche sui diversi aspetti di quella esperienza: le condizioni di vita dei coloni italiani, i rapporti con le popolazioni indigene, il coinvolgimento delle colonie nella II° guerra mondiale, l’uso della propaganda (come non ricordare «La grande proletaria si è mossa» del Pascoli), l’uso di armi chimiche da parte dell’Italia, i primi utilizzi di tecnologie come le comunicazioni radio, l’uso dei campi di concentramento per isolare la guerriglia dalla popolazione.

Studenti e docenti si sono avvalsi di tanti materiali scritti e iconografici messi a disposizione dal Centro Memorie Coloniali e dall’Istituto Storico di Modena, oltre che di diari e testimonianze di ex coloni recuperati per il progetto anche presso il Museo dei Diari di Pieve S. Stefano. Un altro obiettivo infatti di questo progetto che, pur avvalendosi della collaborazione di storici ed esperti utilizza principalmente risorse umane di volontari ed appassionati, è la salvaguardia ed il recupero di materiali come diari, cartoline, lettere, fotografie, libri, di proprietà di privati, spesso figli e nipoti di coloni o militari italiani, che restano spesso sepolti nelle cantine o negli album di famiglia e rischiano di andare dispersi con il passare delle generazioni.

Questi materiali possono essere salvati, catalogati e archiviati per restare a disposizione di studiosi, studenti e appassionati contribuendo ad una ricerca che aiuti a fare i conti con il passato coloniale, senza persistere nella rimozione perpetuata fino ad oggi.
La prima fase del progetto Libia si conclude a maggio con la raccolta delle tesine e ricerche effettuate nelle scuole. Le migliori saranno premiate e presentate pubblicamente durante una conferenza sul tema che si svolge il 23 maggio alle 20,30 presso il Teatro San Carlo di Modena e che vede tra i relatori la ricercatrice Federica Saini Fasanotti, Valentino Parlato, un esponente di Avec, OnG attiva in Libia nel periodo di Gheddafi e di Ester Morselli, testimone diretta del periodo coloniale che ha partecipato all’insediamento di 20.000 Italiani in Libia organizzato da Balbo. La ricerca proseguirà l’anno prossimo con nuovi itinerari didattici e la realizzazione di una graphic novel in italiano e arabo con storie ricavate dai diari. Il progetto è di particolare importanza in una fase in cui la Libia, mai pacificata dopo la guerra civile del 2011, vede una forte ripresa degli scontri tra le diverse anime politiche e religiose in campo. Il passato coloniale, come per tante altre ex colonie africane, ha una forte influenza sul presente economico e politico, così come ha avuto influenza sulla lunga storia di Gheddafi al potere. Comprendere meglio quel pezzo di storia può fornire ai ragazzi e a noi tutti qualche chiave di lettura in più dell’oggi.

Il progetto è completamente autofinanziato grazie alla raccolta e vendita di libri usati (info: pagina Rilibro su Facebook).