«Non ho mai provato un orgoglio più puro che portando a termine una missione con la nostra bandiera sulle spalle» è la conclusione del discorso motivazionale di William Miller (Charlie Hunnam) al suo uditorio, composto da militari dell’esercito statunitense, che mette in guardia dal fare il suo stesso errore: aver messo il proprio «talento» al servizio del settore privato come contractor. Ma la sua retorica non è che una recita, le parole ricercate come quelle di un venditore porta a porta: Miller e gli altri protagonisti di Triple Frontier di J.C. Chandor – su Netflix – cercano a loro modo di tirare a campare nel mondo civile dopo un passato nell’esercito e poi come mercenari.

TUTTI TRANNE uno: Santiago Garcia – Oscar Isaac – che non ha mai abbandonato la vita in prima linea e cerca di coinvolgere la sua ex squadra – oltre a Miller Tom Davis (Ben Affleck), Ben Miller (Garrett Hedlund) Francisco Morales (Pedro Pascal) – nel «colpo del secolo» proprio per una misteriosa agenzia privata. E cioè assassinare, e derubare, un potentissimo narcos brasiliano che vive nascosto nel cuore dell’Amazzonia con tutti i suoi soldi e che dopo anni di ricerca Santiago è riuscito a localizzare.

Scritto insieme a Chandor dal giornalista e sceneggiatore Mark Boal – anche produttore esecutivo insieme a Kathryn Bigelow per la quale ha sceneggiato The Hurt Locker, Zero Dark Thirty e DetroitTriple Frontier ritorna sull’incapacità degli uomini di guerra di riadattarsi alla vita civile che già era in The Hurt Locker (e con una diversa declinazione in Nella valle di Elah di Paul Haggis ) e la unisce a una parabola morale sull’avidità e sul potere corruttivo dei soldi già esplorato da Chandor nel suo film sul mondo dell’alta finanza, Margin Call.

IL LIMITE di Triple Frontier è infatti proprio la scelta di illustrare pedissequamente l’«incanto» malvagio che emana dai mazzetti di banconote di cui è stipata l’intera casa del narcotrafficante – e l’adagio popolare per cui chi troppo vuole nulla stringe – che porterà la squadra d’elite a cedere su ogni confine etico e strategico che aveva deciso di non varcare. A partire dal più riluttante (inizialmente) del gruppo, il caposquadra interpretato da Ben Affleck che nel lungo percorso dall’Amazzonia al porto sicuro dove spartire il bottino perde progressivamente ogni lucidità e freno morale. E tanto più caparbiamente i mercenari immolano ogni cosa ai soldi, quanto più questi subiscono la sorte del pescecane del Vecchio e il mare in una pessimistica sfida non dell’uomo contro la natura ma contro la propria stessa rapacità.