In serata è arrivata la retromarcia: gli atleti africani saranno ammessi alla mezza maratona di Trieste. In precedenza era stato specificato che nessun atleta africano avrebbe potuto partecipare al «Trieste Running Festival» che avrà luogo nel capoluogo giuliano, domenica 5 maggio.

Il protagonista del dietrofront è Fabio Carini, presidente dell’Apd Miramare, di provenienza Alleanza Nazionale, nonché neodirettore dell’Acon, l’ufficio stampa del Consiglio regionale, e portavoce del Presidente della giunta Massimiliano Fedriga.

In quanto organizzatore della Maratonina e della kermesse legata all’evento aveva posto il veto, giustificandolo con la motivazione che bisogna far smettere «il mercimonio di eccellenti corridori africani sfruttati da manager che si arricchiscono sulla pelle e sulle gambe altrui».

ARGOMENTAZIONE alquanto singolare ma che – dopo i precedenti episodi verificatisi in città e i comportamenti razzisti e antidemocratici della giunta di destra – non costituisce una novità ma non va assolutamente sottovalutata per quanto sia rientrata. «Era una provocazione», avrebbe sostenuto Carini.

In precedenza, seguendo i dettami di una vetusta ideologia o adducendo motivazioni che l’opinione pubblica non conosce, Fabio Carini utilizzando il termine «mercimonio», cioè mercato illecito, aveva voluto sottintendere l’esistenza di una neghittosa anomalia. Rimane il fatto che – nonostante la retromarcia serale – in questo modo ha colpito direttamente l’anima sportiva di una manifestazione che a Trieste è sempre stata vissuta come momento di partecipazione, inclusione e socializzazione collettiva. E chi verrebbe sfruttato, a quanto apprendiamo, da manager cinici o «scafisti dello sport», come li ha definiti il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, non per questo troverà giustizia con questo novello ukase zarista di provenienza triestina.

ANZI, LO STESSO GIORGETTI aveva ammesso in una nota che «non è così che si risolvono i problemi». E che quindi sarà indispensabile aprire una indagine interna, per quanto riguarda le sue competenze. Il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, annunciava di voler portare il caso in Parlamento: «Senza vergogna. Se non lo avessi letto sui giornali stenterei a crederci. A una maratona a Trieste non verranno ingaggiati atleti di origine africana. Succede non nel Mississipi degli anni ’50 bensì nel 2019 in una città capitale della cultura mitteleuropea, Trieste. Ci auguriamo che al più presto il governo risponda all’interrogazione che presenteremo nei prossimi giorni in Parlamento».

CRITICO anche il Pd triestino e regionale che evidenziava come «a Trieste siamo arrivati alle epurazioni nello sport: ultima follia di un estremismo che sta impregnando e snaturando la città, sulla quale i più alti rappresentanti politici e istituzionali hanno messo la faccia. Fatto grave e indegno». Che poi – in realtà – è solo l’ultimo di una lunga serie. Per questo bisognerebbe che qualcuno sollecitasse il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ad informarsi per far luce anche su altre vicende che riguardano la Trieste sportiva degli ultimi anni, e indagare così in modo più approfondito il lato oscuro di un business che va dalla Sgt (Società Ginnastica Triestina) che versa in forti difficoltà economiche, al caso Tonellotto, già presidente della Triestina Calcio, accusato e indagato per appropriazione indebita a danno della società di cui era presidente, 4 milioni di euro poi finiti nelle casse di alcune sue società immobiliari.

O ancora si potrebbe analizzare nel dettaglio la più recente vicenda della Pallacanestro Trieste il cui presidente Scavone, titolare di Alma agenzia di lavoro interinale (a proposito di sfruttamento del lavoro) è stato arrestato per frode fiscale prima di fuggire a Dubai con il trolley pieno di banconote. Ma probabilmente su questo genere di affarismo «ariano», i vari Carini preferiscono sorvolare, perché più interessati a ottenere voti e consensi, anziché fare luce sulle distorsioni e manipolazioni della realtà.

FABIO PAGLIARA, segretario generale della Fidal, la federazione italiana di atletica leggera, s’è comunque attivato per capire come sia potuta accadere un’enormità del genere. E che si attivi, nel caso e per il caso, la Magistratura dato che a nessuno è consentito agire d’imperio o sostituirsi ad essa o a chi è preposto alla vigilanza su tali questioni.

In precedenza, critiche alla decisione «triestina» di escludere gli atleti africani dalla competizione, erano arrivate anche dal capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, che di recente si è scoperto straordinariamente vicino agli ultimi, dimenticando tutto quanto ha fatto passare a Salvini: «il professionismo – ha detto – è professionismo sempre, e come tale deve essere retribuito, ma non è così che si fa, non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sé per come sta emergendo rasenta la follia». Una follia, le cui manifestazioni qui a Trieste, da quando governa la destra, si susseguono senza soluzione di continuità, e c’è di che preoccuparsi.