A ieri, 13 pazienti in terapia intensiva e 61 ricoverati in altri reparti Covid, 267 nuovi contagi: il dato triestino sta diventando preoccupante con un incremento esponenziale delle positività al virus. Ne parla aggrottando la fronte il responsabile del Pronto Soccorso di Trieste, Fabio Cominotto: «Il numero dei ricoveri dal pronto soccorso verso i reparti Covid è raddoppiato nell’ultima settimana: se a inizio ottobre c’erano uno o due ricoveri al giorno causa Covid, in questo momento i ricoveri sono quattro o cinque al giorno». Questo significa che, a parità di personale, buona parte delle risorse viene dedicata ai pazienti Covid rendendo meno efficiente l’assistenza in pronto soccorso dei più di 200 pazienti giornalieri. Le persone attualmente ricoverate a Trieste con il Covid per più del 90% non sono vaccinati.

Mancano gli spazi ma manca soprattutto personale, in particolare infermieri, considerando anche le assenze di chi non ha il Green pass. Anche il numero di posti letto Covid sta diventando un problema tanto che, tolti i casi più gravi, qualcuno è costretto a stazionare per qualche giorno al pronto soccorso in attesa si liberi un posto in corsia. Situazione, quest’ultima, destinata a migliorare rapidamente, sembra, con l’apertura di un nuovo reparto. «Purtroppo il virus ha ripreso a correre e le notizie che giungono dal Pronto soccorso non sono certo confortanti», ha dichiarato il vicepresidente con delega alla Salute della Regione, Riccardo Riccardi: «Da qualche giorno una decina di persone si trova in lista di attesa e nelle prossime ore una parte sarà sicuramente accolta all’interno del nuovo reparto».

C’entrano le manifestazioni contro il green pass che continuano a susseguirsi a Trieste da due settimane? Sicuramente sì, conferma l’epidemiologo capo della task force Covid regionale Fabio Barbone e lo ribadisce anche il prefetto, Valente, trasferito a Firenze in questi giorni, nella sua conferenza stampa di saluto: «Manifestare è un diritto ma a Trieste il rischio di una zona gialla è alle porte se continua così, e sarà questo il vero limite alla libertà di espressione». Un centinaio attualmente i manifestanti no pass positivi al Covid ma il dato non rileva le migliaia di persone venute da fuori provincia.

Dal 15 ottobre Trieste assiste quotidianamente a presidi e cortei, no distanziamenti e no mascherine. Mercoledì un lungo corteo ha provato ad avvicinarsi alla Siot, la società che gestisce il tratto italiano dell’oleodotto transalpino che porta il petrolio in Austria, in Germania e nella Repubblica Ceca. Inavvicinabile, ovviamente, sotto sorveglianza della Sicurezza nazionale, ma le parole d’ordine sono chiare: disturbare, danneggiare soprattutto l’economia, siano il porto o l’oleodotto, lasciare la Germania senza riscaldamento per costringerla a intervenire, imporre a Draghi «con la forza dei blocchi» il ritiro del pass e dell’obbligo vaccinale. Giovedì 8.000 persone sono sfilate con gli stessi slogan: «Solo attaccandoli economicamente possiamo lottare e vincere».

Stefano Puzzer sempre presente e ogni volta con una nuova casacca: rappresentante del Coordinamento dei portuali, poi cofondatore del Coordinamento 15 ottobre, adesso leader de «La gente come noi» mentre continua il balletto di comunicati anonimi o di questo o quel coordinamento, in un giorno per giorno per giorno difficilissimo da seguire. Oggi «assemblea dei lavoratori» ma non è chiaro ancora dove, visto che Piazza Unità è stata interdetta, anche se finora nessuna forza dell’ordine è mai intervenuta e, ancora, secondo un breve video di Puzzer, una “iniziativa” martedì ancora tutta da scoprire: «Siamo gli untori della libertà e continueremo a contagiare con la libertà».