Il blocco era stato indetto dalle 6 davanti ai varchi 1 e 4 del Porto ma già nella tarda serata di giovedì si coglieva un netto abbassamento dei toni: non più blocco totale del Porto ma presidio agli ingressi e nessun ostacolo a chi volesse entrare. L’intervento del Prefetto, la mancanza di ogni sostegno da parte delle forze politiche e forse lo stesso clima in città che mano a mano diventava più ostile hanno fatto capire al Coordinamento dei portuali di Trieste che era una lotta impossibile da portare avanti nelle forme annunciate.

Alle 6 si è formato il presidio di un paio di centinaia di portuali solo davanti al varco 4, quello che porta dritto al Molo VII dove si sapeva che il lavoro sarebbe stato minore del solito visto che, per precauzione, già dal giorno prima le navi che dovevano attraccare si erano fermate in rada. Tutto regolare agli altri varchi, nessun problema all’attracco dei traghetti merci e alla piattaforma logistica. Un servizio d’ordine organizzato dai portuali che hanno fatto di tutto per tenere bassi i toni. Rare intemperanze, grave lo scontro fisico tra un portuale disposto a una lotta più dura e un membro del Coordinamento che comunque è riuscito ad allontanarlo. Tra i manifestanti, comunque, il solito fastidio per la stampa tanto che le troupe di Rai1 e Rai3 sono state costrette a interrompere le dirette.

IL PORTAVOCE del Coordinamento Stefano Puzzer, convocata una conferenza stampa nella tarda mattinata, ha ribadito che il green pass è un ricatto anticostituzionale contro i lavoratori e il loro diritto a lavorare e che offrire tamponi gratuiti ai soli portuali era una istigazione alla violenza da parte dello Stato nel momento che tentava di rompere il fronte tra le categorie. Sul futuro immediato è rimasto irremovibile nell’idea di mantenere il presidio a oltranza, fino a dicembre, fino a che il governo non ritiri l’obbligo del green pass per tutti i lavoratori. Ma oggi, per lui e per il Coordinamento, è stato un flop.

TANTA GENTE, ma non certo i 30.000 attesi: qualche migliaio e la maggioranza da fuori Trieste. Una folla continuamente fluttuante, molti hanno fatto solo un passaggio per andarsene subito, soprattutto i simpatizzanti locali che si sono limitati a congratularsi con il Coordinamento o a portare caffè e pizza per chi c’era e per le forze dell’ordine che stazionavano a diverse decine di metri di distanza.

DAGLI ALTRI PORTI italiani non son arrivate notizie di blocchi o disagi, solo a Genova sembra essere stato raccolto l’invito triestino con un presidio duro che ha bloccato uno dei tre ingressi per qualche ora ma la Compagnia unica dei portuali genovesi ha comunicato che il lavoro in porto si è svolto regolarmente. A Genova oltre ai marittimi, hanno manifestato altri gruppi di cittadini e lavoratori che, impedendo il traffico sul Lungomare Canepa hanno finito per scontrarsi con la polizia. Usb ha proclamato altri due giorni di sciopero in porto lunedì e martedì: si vedrà dunque nei prossimi giorni la vera portata dell’agitazione.

Da Livorno arriva addirittura un breve comunicato dai lavoratori del porto: «Il problema è che manca il lavoro non il green pass…Dalla pandemia si esce vaccinandosi … La lotta deve avere un senso».
Dal porto di Monfalcone il presidio diventa un corteo con un migliaio di persone. A Udine il corteo contro il green pass è più numeroso, più di duemila persone, «Trieste chiama, Udine risponde» la parola d’ordine ma il percorso lungo il viale principale del capoluogo friulano non è senza intoppi: dai condomini intorno qualche saluto di approvazione ma anche secchiate d’acqua e sberleffi. C’è un popolo SiVax che sembra voler alzare la testa e ribadire la necessaria valenza solidaristica di ogni tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

«IL PORTO DI TRIESTE è operativo» dichiara l’Autorità portuale anche se il presidente Zeno D’Agostino aspetta di verificare l’adesione al presidio nei prossimi giorni ma sicuramente ha dalla sua un blocco del Porto non avvenuto. Ha forte la sensazione che nel Paese non ci sia abbastanza consapevolezza di cosa voglia dire bloccare, anche fosse per un giorno, il lavoro di un porto ma le sue dimissioni, dopo oggi, sembrano dover restare ben chiuse nel cassetto.