I primi saranno i giornalisti. Anzi i «pennivendoli», come li chiama Beppe Grillo. Per loro il leader del M5S annuncia «un processo popolare in rete» che comincerà subito dopo le elezioni europee. E dopo i giornalisti toccherà agli industriali, per finire con i politici «che stanno un gradino sotto le meretrici». Quando mancano ormai poche ore alla chiusura del «Vinciamonoi tour» in piazza san Giovanni a Roma, il leader del M5S riapre la gogna mediatica. Sarà un caso, ma l’ennesimo attacco all’informazione arriva dopo l’apparizione di Grillo nel salotto buono di Porta a Porta, dove per almeno tre volte è stato messo in difficoltà da Bruno Vespa, e nello steso giorno in cui sul «Fatto quotidiano» appare un’intervista a Gianroberto Casaleggio in cui il cofondatore del Movimento annuncia di essere pronto a ricoprire l’incarico di ministro all’Innovazione in un futuro governo a 5 stelle. E come lui anche Grillo.

Ammissione fatta senza aver prima consultato la rete. Al punto che poche ore dopo lo stesso Casaleggio è costretto a fare retromarcia pubblicando un post firmato anche da Grillo in cui la coppia smentisce di volersi candidare. Intanto, però, la polemica sulle sue affermazioni è già scoppiata, con il Pd che va all’attacco: «Grillo e Casaleggio hanno sempre detto che non ambivano alle poltrone, invece pensano già alla spartizione dei ministri», dicono i deputati Federico Gelli e Ernesto Magorno. E in serata a «Otto e mezzo» interviene anche Matteo Renzi. Per il premier Grillo e Casaleggio «non sarebbero buoni ministri», spiega. «Casaleggio, poi, mi inquieta. Ha detto al Fatto che tutto ciò che virale diventa vero». E comunque, si tratta di un «vecchio gioco da vecchia politica: annuncio che faccio il ministro, poi smentisco. Ma i ministri al momento li scelgo io e non sceglierei nessuno dei due. Abbiamo bisogno di persone serie». Dunque ci risiamo. Dopo i processi mediatici ai dissidenti, Grillo riaccende la macchina degli insulti e prepara nuovi processi popolari. Contro i giornalisti perché, spiega, «hanno occultato la verità agli italiani nell’ultimo ventennio. Pennivendoli di Regime».

In realtà il blog dell’ex comico processa quotidianamente quanti si permettono di scrivere cose sgradite al leader o al movimento. Stavolta, però, Grillo annuncia qualcosa di più elaborato della semplice messa all’indice quotidiana. «Il processo durerà il tempo necessario, almeno un anno, le liste saranno rese pubbliche quanto prima e l’ordine in cui saranno processati sarà deciso dalle rete», spiega. L’idea di tribunale che Grillo ha in testa è il castello di Lerici, un modellino del quale ha tentato invano di far entrare lunedì sera negli studi della Rai. «Il castello è un simbolo, un simbolo di quello che succederà se il M5S andrà al governo», dice prefigurando l’immagine terribile di un Paese trasformato in una enorme prigione. «I processi popolari li fanno i regimi e le dittature di ogni colore», commenta l’ennesima sparata di Grillo il segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi. Che al leader del M5S ricorda come in democrazia i processi si facciano nelle aule dei tribunali e non nelle piazze. «Neanche la caccia più aspra per un voto in più in campagna elettorale può accettare il derubricare a battuta di spirito parole che si proiettano verso una delegittimazione di tutti contro tutti e rischiano di alimentare gravi e intollerabili campagne di odio».

E contro Grillo si schiera anche la comunità ebraica per le battute di qualche settimana fa sulla Shoa. «Grillo deve scusarsi con i suoi elettori», dice il presidente degli ebrei romani Riccardo Pacifici. «Sappiamo ben distinguere – aggiunge Pacifici – l’umore dei suoi elettori, che in questo momento sono delusi e arrabbiati da una certa politica, ma che non si identificano con certe battute». Intanto il Movimento si prepara a chiudere domani la campagna elettorale in una piazza San Giovanni tolta per la seconda volta di seguito alla sinistra. Oltre a Grillo sul palco ci sarà anche Casaleggio insieme ai candidati alle europee e ai parlamentari Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico e Paola Taverna. Ieri Grillo ha messo sul blog un videoappello in cui invita tutti a venire a Roma: «Capisco che partire da tutta Italia coi pullman e i treni sia disagevole, ma dobbiamo trovarci tutti in piazza San Giovanni», dice. «Dobbiamo abbracciarci, toccarci, guardarci negli occhi perché sarà una grande festa di affetto». Probabilmente l’ultima prima che comincino i processi popolari.