È una «tribuna» assai impervia quella che la legge elettorale sulla quale si sono accordati 5 Stelle, Pd e Italia viva concede come «diritto» ai partiti minori, quelli che non riusciranno a superare lo sbarramento del 5%. Letto il testo depositato ieri dal presidente della commissione affari costituzionali della camera Giuseppe Brescia (M5S) si scopre che per agguantare uno strapuntino alla camera e al senato, i «piccoli» dovranno comunque riuscire a conquistare seggi con i quozienti pieni (senza resti) in almeno tre collegi di due regioni (alla camera) o un collegio (al senato). Ma con la riduzione dei parlamentari i seggi in palio saranno molti meno, questo significa che la soglia reale di sbarramento anche per accedere al «diritto di tribuna» sarà assai più alta del 5% nel collegio.

La circostanza scolorisce ulteriormente il paragone tra la proposta della maggioranza – anzi, di una parte della maggioranza perché Leu è su posizione critica – e il sistema elettorale tedesco. Anche se piace ai 5 Stelle e al Pd presentarla come un «Germanicum», nella loro proposta non c’è traccia del doppio voto né ovviamente della composizione variabile del parlamento, visto che da noi è fissata (e appena modificata) in Costituzione. Anche il «diritto di tribuna», poi, è concepito in maniera assai diversa, visto che in Germania un partito che riesce a conquistare tre mandati diretti partecipa poi alla ripartizione di tutti i seggi proporzionali, anche se è rimasto al di sotto dello sbarramento del 5%.
L’altra brutta notizia per i partiti più piccoli è che il metodo matematico di calcolo dei seggi indicato nel testo Brescia è quello cosiddetto «Imperiali» (il quoziente è individuato dividendo il totale dei voti vali per il numero dei seggi da assegnare più due) che non è uno dei più favorevoli per le formazioni minori.

Sono proprio questi aspetti critici, però, a suggerire che il testo che lunedì sarà incardinato in prima commissione – in tempo per farlo sapere alla Corte costituzionale che due giorni dopo deciderà sull’ammissibilità del referendum elettorale leghista – è solo una bozza di lavoro. Peraltro incompleta perché nulla dice su preferenze o liste bloccate. Un «diritto di tribuna» così concepito, per esempio, potrebbe persino essere eliminato visto che è difficile da conquistare: Italia viva dichiara apertamente che preferirebbe toglierlo, il Pd più discretamente dice lo stesso. A quel punto aumenterebbe il pressing per abbassare al 4% la soglia di sbarramento, eventualità tutt’altro che da escludere (e sulla quale potrebbe convergere anche Forza Italia).

Secondo Pd, 5 Stelle e Iv, la proposta Brescia è «un ottimo punto di partenza», mentre Leu sottolinea soprattutto i punti critici. Con diverse sfumature. La parte di Articolo 1-Mdp incassa il fatto che sia stato scelto un sistema a base proporzionale, «e non era scontato», ricorda il capogruppo alla camera Federico Fornaro. La parte di Sinistra italiana va all’assalto dello sbarramento al 5% che, sostiene il sottosegretario Giuseppe De Cristofaro, «evidenzia una visione distorta e preoccupante del ruolo delle minoranze in una democrazia»