Campione del massimalismo, il musicista e produttore inglese Trevor Horn acquisisce notorietà come componente il duo dei Buggles grazie alla hit retrofuturista Video Killed The Radio Star. I Buggles entrano presto in osmosi con i prog rocker Yes, con cui realizzeranno l’ottimo Drama (’80), aggiornando le sonorità della band. Nel successivo 90125 (’83) il produttore contribuirà a cambiare anche la struttura della loro musica, indirizzandola verso un art pop a tutti gli effetti. Erede di Phil Spector e Todd Rundgren, Horn produce i dischi con grandissima cura di ritmica e timbrica (estremamente varia) e sfrutta al massimo il multitracking e l’overdubbing con l’obbiettivo di raggiungere un sound ricco, debordante, pilastro del prodotto finale ancor più del songwriting e del lavoro dei musicisti.

PIONIERE dell’utilizzo di campionatori quali Fairlight e Synclavier, cattura suoni ambientali, scarti di session e interi pezzi di performance per comporre album e singoli pop la cui stessa vitalità poetica riposa nella produzione. Nell’83, insieme al giornalista Paul Morley, fonda la ZTT, un’etichetta il cui intento è di confezionare simultaneamente sound, immagine e materiale di marketing degli artisti che mette sotto contratto, sfornando prodotti strabilianti come gli scandalosi retrocitazionisti Frankie Goes To Hollywood, gli Art Of Noise dall’ambiguo e intrigante anonimato, i glamour e tecnoapocalittici Propaganda: ensemble che immancabilmente, uno dopo l’altro, si ribelleranno ai loro mentori. In seguito Horn produrrà altri artisti, dai Simple Minds ai Pet Shop Boys a Seal a Tina Turner, ma la sua esperienza con la ZTT, elaborazione suprema del gusto Eighties successivo al post punk, resterà la più emblematica.

ANTICIPATO dal singolo Everybody Wants To Rule The World, cover dei Tears For Fears interpretata da Robbie Williams, Trevor Horn Reimagines The Eighties (BMG) è il secondo lavoro solista del produttore. L’album tenta l’impossibile impresa di rendere in forma orchestrale 12 hit degli ’80, fallendo ovviamente nel replicare i meravigliosi dettagli sonori che sono il marchio di quell’epoca, ma riuscendo nel modo rabdomante che è proprio di Horn, a evocare un affascinante surrealismo, soprattutto nell’improbabile versione di Ashes To Ashes interpretata da Seal, di The Power Of Love dei Frankie Goes To Hollywood resa da Matt Cardle, di Slave To The Rhythm cantata da Rumer.

BRANI che si aggiungono a una Brothers In Arms trasfigurata dai Simple Minds e a una maestosa What’s Love Got To Do With It? reinventata da Tony Hadley. Altrove i risultati sono alterni, ma occorre ammettere che, quantomeno, Trevor Horn non ha abdicato al suo stile nel suo tentativo di stupirci con qualcosa di titanico anche a rischio di apparire a tratti imbarazzante.