«Nel Rinascimento Treviso era conosciuta come [/ACM_2]urbs picta, la città dipinta, poiché dal Medioevo in poi molti palazzi venivano affrescati. Si tratta di una città che da sempre è amica degli artisti e noi vogliamo portare avanti questa tradizione»: è con queste parole che Nicola Ferrarese presenta il Treviso Comic Book Festival, mostra d’illustrazione e fumetto giunta ormai all’undicesima edizione. La manifestazione con l’andar del tempo è cresciuta, diventando una delle rassegne dedicate al fumetto più interessanti a livello europeo. I numeri lo dimostrano: oltre 17mila visitatori lo scorso anno, 78 artisti presenti (erano 60 nel 2013), più di 50 case editrici a partecipare. Il festival si caratterizza per il profondo rapporto con la città: l’iniziativa 100 vetrine ne è l’esempio perfetto, con moltissimi artisti a illustrare e colorare le vetrine dei negozi del centro cittadino, sorta di «urbs picta 2.0» che mette in relazione economia locale e mondo creativo.

Ma sono diversi i progetti avviati, a partire da workshop di illustrazione (oltre 450 gli iscritti quest’anno), o alle contaminazioni con altre discipline come musica (con concerti e libri tematici) o cinema (con la presentazione della serie web Fermate Caino).
L’aspetto che più caratterizza le ultime edizioni del festival è l’apertura sempre maggiore verso l’estero. Quest’anno più di un terzo degli autori presentati viene da fuori e una delle mostre principali, dal titolo «Quadradinhos», è dedicata al fumetto portoghese (curata dall’artista Alberto Corradi). «Cerchiamo sempre di dare visibilità a nazioni non di prima fascia», spiega Ferrarese. «Dopo Svezia, Nuova Zelanda e Danimarca ora abbiamo scelto un paese poco esposto ma attivissimo. In Portogallo c’è una vivace produzione indipendente, si tratta poi di artisti che si muovono moltissimo durante i festival. Questo paese ci ha colpito soprattutto per la sua dinamicità». Tra i 14 autori in mostra troviamo Pedro Burgos, autore del disegno di copertina di Tcbf, e Filipe Abranches, che saranno presenti all’inaugurazione. Altra mostra di grande interesse sarà quella dedicata al catalano Joan Cornellà, vignettista dall’humor nero che ha saputo conquistare schiere di fans grazie alla rete.

Altra esposizione notevole sarà Attention, work!, mostra curata dalla rivista slovena Stripburger. Sono 50 gli artisti a confrontarsi sul tema del lavoro, che se da un lato è qualcosa che dà senso all’uomo e alla sua vita, dall’altro diventa spesso strumento di sfruttamento e ricatto.

«Stripburger è stato il canale attraverso cui l’Italia ha potuto scoprire il mondo del fumetto di tutto l’est Europa», racconta Sara Pavan, fumettista italo-croata che ha da poco pubblicato Il potere sovversivo della carta, libro che affronta il tema dell’autoproduzione in Italia. «Da noi purtroppo non ci sono esempi di riviste autoprodotte così importanti», spiega, «mentre Stripburger è una realtà con più di 20 anni di storia editoriale, che ha sempre svolto un’attività politica molto consapevole.

L’autoproduzione è sempre politica, è espressione di sé, è cambiamento. E allo stesso modo quando parliamo di lavoro è impossibile non parlare di politica e società, sono temi indissolubili e lo dice la nostra stessa costituzione: la nostra è una repubblica fondata sul lavoro, no?». Pavan è curatrice di Inkitchen, sezione del festival dedicata proprio all’autoproduzione.

E tra gli indipendenti spesso si incontrano realtà degne di nota, «come i ragazzi di Canemarcio, collettivo bolognese a cui il nostro festival ha dato visibilità. Sono cresciuti molto e presto vedremo dei loro lavori come autori singoli, vanno sicuramente tenuti d’occhio».