Il «laboratorio politico» delle Dolomiti continua a distillare novità, tendenze, evoluzioni. Anche con il nuovo sistema elettorale che debutta il 4 marzo, prova generale delle «vere» elezioni che in autunno rinnovano le province autonome di Trento e Bolzano (in bilico l’attuale governatore a statuto speciale Ugo Rossi).

A Trento, nel 1998 fiorì la Margherita di Lorenzo Dellai con tre anni di anticipo sul congresso fondativo a Parma del partito post-Dc. Sulla scheda delle prossime politiche, il restyling in versione «Civica popolare» con il fiore colorato di Beatrice Lorenzin e la Democrazia solidale che ricandida Dellai a Montecitorio.

Ma alla vigilia della campagna elettorale è clamoroso l’esito della prima assemblea di Liberi e Uguali. Tutti aspettavano l’investitura di Fabiano Lorandi, già segretario Pd di Rovereto e bersaniano di ferro. Nella gremita sala dell’albergo America, invece, non si è proprio visto. E l’esodo silenzioso di MdP trentina viene confermato dall’analogo passo indietro di Remo Andreolli, ex assessore provinciale alla Sanità e segretario della Quercia. In compenso, LeU convince i Verdi dell’Alto Adige che del bilinguismo e dell’alternativa ecologica fanno la loro bandiera: «Dopo un lungo processo di confronto e sulla base di una vicinanza programmatica e una politica seria, rispettosa e che metta al centro idee e valori al posto di egoismi e vanità» entrano ufficialmente nel partito di Grasso.

Decise anche, di fatto, le candidature: a Trento con Andrea Pradi (Possibile) e Renata Attolini (segretaria di Sinistra italiana), in Valsugana con Vincenzo Calì e Antonella Valer, a Rovereto con l’avvocata Gloria Canestrini e Ezio Viglietti, consigliere dell’Alto Garda «espulso» dai Dem, infine nel listino proporzionale si profilano Angioletta Maino, ex consigliera di Arco, e Tarik En Nakhai che anima i progetti dedicati al mondo arabo.

Tutti i giochi, comunque, non perdono mai di vista l’orizzonte locale. E la trattativa più cruciale riguarda proprio il «patto globale» fra il Pd più o meno renziano, la Südtiroler Volkspartei (almeno 130 mila voti a Bolzano) e il Partito autonomista trentino tirolese del senatore Franco Panizza. È la coalizione «speciale» che distribuisce seggi concordati, compreso quello del sottosegretario Gianclaudio Bressa nel collegio senatoriale di Bolzano (con deroga del Nazareno e consensi della Svp). Ma sarà anche il puzzle delle amministrative in Trentino e Sud Tirolo: la versione super-autonomista del centrosinistra sembra voler cambiare leader. E i maligni sottolineano l’interesse del drappello di Bersani, un po’ come con Zingaretti nel Lazio.

Sull’altro fronte, due sole certezze e un nuovo acquisto. La Lega avrà come capolista Maurizio Fugatti, già deputato nel 2006 e segretario provinciale. FdI punta su Andrea De Bertoli, mentre i berlusconiani trentini hanno «arruolato» Manuela Bottamedi. Insegnante di diritto, 47 anni, sposata con due figli, istruttrice di nuoto, debutta come consigliere comunale indipendente a Lasino.

Nel 2014 da maggio ad agosto guida il Movimento 5 Stelle trentino: «Ha rinnegato tutte le idee e le regole del 2013. Da «uno vale uno» a valgono solo Grillo, Casaleggio e Di Maio. Dall’on-line alle decisioni dall’alto. Dallo streaming alle stanze segrete. Dal giustizialismo al garantismo (per chi vogliono loro). Dal no-euro al sì-euro. Per non parlare della piattaforma di voto online manipolabile…», spiega da candidata forzista. Bottamedi, per altro, è passata anche attraverso il Patt e il gruppo misto prima di sposare da «liberale progressita» il partito di Berlusconi.