Mai come ora – proprio nel giorno in cui tutti i Governatori si ritrovano a Roma per celebrare i 50 anni dalla nascita delle Regioni a statuto ordinario – la rete di trasporti pubblici nazionale è apparsa come un puzzle male assemblato. Se la deroga al distanziamento dei posti sui treni ad Alta velocità e sugli Intercity – e il successivo rapido dietrofront del ministro Speranza dettato dall’allarme degli scienziati per il risalire del numero dei contagi da Covid-19 – ha creato numerosi problemi alle migliaia di passeggeri rimasti a terra con in mano un biglietto inutilizzabile, l’andamento random delle Regioni che decidono in ordine sparso riguardo le regole da tenere sui treni regionali rende la «Fase 3» un caos totale.

NUMEROSE REGIONI infatti, soprattutto al nord e soprattutto quelle governate dal centrodestra, hanno deciso di autorizzare l’utilizzo del 100% dei posti sui convogli di loro competenza. Altre, soprattutto al sud, dove i treni forse non sono il mezzo di trasporto più utilizzato da pendolari e studenti, hanno invece deciso di mantenere la capienza ridotta al 50% o al 60%, in linea con le raccomandazioni del Comitato tecnico scientifico. È il caso della Basilicata, il cui presidente Vito Bardi, pur di Forza Italia, ha comunque deciso di rispettare le indicazioni del governo. Al contrario, per esempio, fa eccezione la Puglia dove un’ordinanza del governatore dem Michele Emiliano permette che dal primo luglio treni regionali e bus possano viaggiare a pieno carico.

Bisognerà però attendere giovedì – in sede di Conferenza delle Regioni prima, e di Conferenza Stato-Regioni subito dopo – per vedere se i governatori saranno in grado di addivenire ad una decisione comune sulle regole anti-Covid da seguire nella «Fase 3», in vista soprattutto della ripartenza di settembre e della riapertura delle scuole. Nel frattempo però questa mattina a Roma, al Palazzo Naiadi, i presidenti di tutte le giunte regionali, suddivisi in tre tavoli, discuteranno e metteranno a punto un documento (che nel pomeriggio consegneranno al presidente Mattarella) dedicato proprio ai limiti riscontrati durante la pandemia e ad un «rinnovato patto» tra lo Stato centrale e le Regioni, a 50 anni dalla loro fondazione.

«ARRIVANO DIRETTIVE contrastanti tra loro – è, ad esempio, l’allarme lanciato dall’assessore ai trasporti di Torino, Maria Lapietra – alcune Regioni come Piemonte, Liguria e Lombardia hanno disposto il ripristino di tutti i posti sui treni e ieri Italo ha cancellato delle corse! Come si fa a non avere delle direttive sui treni uniche? Uno sale a Torino e poi in Toscana deve scendere? Servono risorse per i mezzi pubblici per garantire il servizio a tutti, se no sarà una tragedia. Anche a Torino, dove non riusciamo a programmare una vera ripartenza con tutte queste incognite, anche sugli orari delle scuole».

PURE LA LOMBARDIA attende l’incontro di giovedì perché la loro, ha spiegato l’assessora regionale Claudia Terzi, è stata una decisione (l’ordinanza di Fontana ha ripristinato il 100% dei posti a sedere e il 50% di quelli in piedi) «molto meditata», presa per coordinarsi con le regioni limitrofe, Liguria e Piemonte. E che non confligge, secondo Terzi, con la linea scelta dal ministro Speranza, perché i treni a lunga percorrenza e quelli locali «sono due situazioni e modalità di trasporto diverso».

MA SE IL MINISTRO per i Rapporti col Parlamento, D’Incà, si augura che anche le Regioni “falco” si avvicinino alla «visione prudente» del governo ed evitino «polemiche inutili», il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini getta acqua sul fuoco: «Non abbiamo mai immaginato – precisa come presidente della Conferenza delle Regioni – di riempire il trasporto pubblico locale con la gente in piedi, a sedere, eccetera. C’è la possibilità di autonomia in materia e nei prossimi giorni vedremo se è necessario fare il punto per precisare meglio le questioni». Nel frattempo però la ministra dei Trasporti Paola De Micheli e il Comitato tecnico scientifico faranno il punto mercoledì pomeriggio con una video-conferenza interamente dedicata al nuovo protocollo sui trasporti. E per gli studenti, da settembre, si prepara il via libera all’utilizzo degli scuolabus.