Una strage infinita. Nei primi sei mesi di quest’anno quasi tremila persone hanno perso la vita nel Mediterraneo cercando di arrivare in Italia. Mille in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un incremento che conferma una volta in più come, per chi fugge da fame e violenze, quella del Mediterraneo sia la rotta più pericolosa del mondo.

I dati sono stati forniti ieri dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, secondo cui fino al 6 luglio scorso gli arrivi in Europa sono stati 230.885, soprattutto in Italia (70.978) e Grecia (158.527). I morti sono stati 2.920, oltre mille in più dei 1.838 dello stesso periodo 2015. Il principale paese di partenza è la Libia, seguita dall’Egitto. La maggior parte dei soccorsi ci sono stati nel Canale di Sicilia, dove opera la missione europea Sophia.
A proposito di punti dai quali i barconi carichi i migranti prendono il largo diretti in Europa, ieri la stampa britannica ha lanciato l’allarme circa la presunta intenzione da parte delle autorità egiziane di far partire migranti diretti nel nostro paese. La decisione sarebbe una ritorsione per lo stop approvato dal parlamento italiano alla vendita di pezzi di ricambio per gli aerei F16 come atto di protesta contro lo stallo delle indagini sull’omicidio di Giulio Regeni. Il ministero degli Esteri egiziano, scrive The Times, ha dichiarato che la decisione italia minaccia di compromettere le relazioni tra i due paesi e che il Cairo sta considerando di prendere contromisure. Anche se nell’articolo non vengono specificate quali, l’ipotesi più probabile avanzata riguarda la sospensione dei controlli sulle partenze dei migranti.

Intanto ieri il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione ha ricordato come ormai l’Italia non sia più un paese di transito, ma di destinazione. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ha ricordato Manzione intervenendo a Firenze a un incontro sul tema dell’accoglienza dei migranti, nell’ambito della rassegna «Dire e Fare», «nel 2016 abbiamo avuto 77.800 sbarchi, l’anno passato oltre 74 mila, abbiamo però più di 51 mila domande di asilo». A margine dell’incontro Manzione ha sottolineato che «sul problema dell’accoglienza diffusa, con Anci, l’Associazione dei comuni italiani, abbiamo raggiunto un accordo già dal luglio 2014. Il protocollo che abbiamo sottoscritto tra Stato, Regione, Province, Comuni, va in maniera ormai non più ripensabile verso l’accoglienza diffusa sul territorio».

Nonostante la chiusura lo scorso marzo della rotta balcanica, gli arrivi dei migranti continuano a essere numerosi un po’ in tutta Europa. In Serbia da alcune settimane si registra una ripresa del flusso illegale di migranti e profughi mediorientali diretti in Europa occidentale. A lanciare l’allarme è stato Aleksandar Vulin, ministro del lavoro e affari sociali, secondo il quale gli arrivi più consistenti si registrano da Bulgaria e Macedonia. Belgrado accusa inoltre l’Ungheria di aver avviato un piano di respingimento forzato in Serbia di migliaia di migranti entrati illegalmente nel Paese nei mesi scorsi. In tale situazione, ha detto Vulin, almeno 1.500 profughi sono stati localizzati nel nord della Serbia, al confine ungherese, e oltre 500 a sud. «I migranti stanno tornando in Serbia, e questo è un problema preoccupante, Se in pochi giorni ne sono giunti 2 mila, si può immaginare cosa avverrà nei prossimi mesi. Noi non possiamo consentire questi flussi incontrollati», ha detto il ministro.