«Salva il clima, salva la vegetazione». E, ancora, un originale «Scienza non silenzio», giocando sulla somiglianza delle parole science e silence in lingua inglese. Questi i cartelli nelle mani dei giovani di Fridays for Future che sono scesi in piazza anche in India, in Bihar e nelle città di Chandarpur, Puna e Raipur, per il quarto Global Strike. Manifestano con le stesse consegne dei giovani occidentali, in compagnia dei loro insegnanti. Tra il 1990 e il 2018 il Paese in cui vivono ha raddoppiato le proprie emissioni, sia in termini assoluti che quelle pro-capite. L’attrice indiana Dia Mirza, ambasciatrice di buona volontà dell’Agenzia Onu per l’ambiente, twitta foto della manifestazione di piazza: «Che cosa vogliamo? Giustizia climatica».

Il 29 novembre in tutto il mondo si sono tenute mobilitazioni in 158 Paesi, per un totale di 2.460 città e oltre 3mila cinquecento eventi. A scendere in piazza per primi sono stati gli australiani: a Perth la manifestazione è iniziata con alcuni minuti di silenzio, un sit-down di solidarietà per tutto ciò che è stato perduto nelle ultime settimana a causa degli incendi che stanno devastando il Paese. Per convocare il Global Strike, il gruppo School Strike for Climate Australia – che coordina le iniziative nel Paese – ha scelto l’immagine di un incendio incontrollato e un claim semplice: «Questo è cambiamento climatico». In Bangladesh coinvolti anche i bambini, che manifestano con i loro maestri nella capitale Dacca e in altre città del Paese. «Non c’è un Pianeta B» sta scritto sui manifesti che portano in giro per la città. In Iran, intanto, dove la protesta si è svolta regolarmente a fine settembre, in occasione di questo quarto Global Strike si è cercato di impedire la manifestazione convocata presso l’Università di Teheran.

Tutta l’Europa ha partecipato alle iniziative convocate dal movimento nato intorno alla giovane attivista svedese Greta Thunberg: in Germania 33mila persone sono scese in piazza a Monaco, 20mila a Colonia, 7mila a Düsseldorf, 6mila a Dortmund. E 60 mila a Berlino. Migliaia in marcia anche a Bruxelles, dove ieri l’altro il Parlamento europeo ha dichiarato l’emergenza climatica ma senza vincoli per i Paesi Ue. A Parigi seguendo l’hashtag #blockfriday 500 giovani hanno occupato un centro commerciale nel quartiere La Défense. E anche in Spagna è stato esplicito l’invito a boycottare il Black Friday: si manifesta con sit-in contro «questo livello di consumo, insostenibile». A Madrid si guarda già avanti, preparando la manifestazione del prossimo 6 dicembre: la capitale spagnola ospiterà a partire da lunedì 2 la Cop25, la conferenza Onu sul clima che avrebbe dovuto tenersi in Cile. Gli attivisti madrileñi usano Facebook anche per annunciare la ricerca di una nuova sede. Quella dove si riunivano, la Ingobernable, un bene comune autogestito, è stata sgomberata a metà novembre.

Mentre il manifesto va in stampa, parte la marcia in programma nella città di Oaxaca, in Messico. Una mobilitazione pacifica dalla Fuente de las ocho regiones alla Plaza de la Danza. Verrà anche consegnata una petizione al ministero dell’Energia, avanzando una serie di richiesta concrete, come quella di impedire il fracking (la frammentazione idraulica delle rocce per estrarre petrolio) e l’esplorazione di nuovi giacimenti fossili.