Le pressioni palestinesi, unite a quelle di accademici e studenti europei, hanno sortito effetto: tre università – Valencia, Firenze e l’Istituto della Ricerca tecnologica (Irt) Antoine de Saint-Exupéry – hanno deciso di interrompere la cooperazione con l’ateneo israeliano di Ariel, costruito in una delle più grandi colonia dei Territori occupati palestinesi, violazione al diritto internazionale e alla Convenzione di Ginevra, riconosciuta come tale dalla Ue.

Il primo è stato l’Irt, lo scorso dicembre, su spinta dei professori che in una lettera al governo francese hanno chiesto il rispetto del diritto internazionale e l’impegno assunto nel 2014 dal ministero a non stringere accordi con l’ateneo israeliano; poi l’Università di Firenze che a febbraio scorso ha escluso Ariel dal programma di mobilità Extra Ue del 2020-2021; e infine l’Università di Valencia l’11 marzo, ponendo fine a un accordo di cooperazione risalente al maggio 2019 con Ariel, mai applicato a seguito delle proteste dell’unione studentesca Bea.

Dietro la lunga campagna di sensibilizzazione c’è No Ariel Ties, campagna indetta dal ministero palestinese dell’Educazione, il Consiglio dei rettori palestinesi, la Federazione dei professori palestinesi (Pfuupe) e il Palestinian Human Rights Organizations Council (Phroc): «L’Università di Ariel – spiega la campagna – è un’istituzione illegale, profondamente e direttamente complice del sistema di oppressione israeliana che nega ai palestinesi i loro diritti, tra cui quelli all’educazione e alla libertà accademica».

Campagna sostenuta anche da 500 accademici europei e israeliani che hanno chiesto alla Ue di non legittimare più l’ateneo di Ariel. Tra questi anche SeSaMO, la Società Italiana di Studi sul Medio Oriente.

Fondata nel 1978, Ariel è tra le quattro più grandi colonie nei territori occupati. Ventimila residenti, 15mila km quadrati di estensione, entra prepotentemente in Cisgiordania, a metà strada tra la Linea Verde del 1948 e il confine con la Giordania. Una città, con ospedali, centri commerciali, 45 fabbriche, che all’inizio ha accolto la classe media, e poi, negli anni ’90, l’immigrazione dall’ex Urss.

Nel 1982 è arrivata l’Università, dal 2004 è ateneo indipendente: 15mila studenti, 450 accademici e le facoltà di architettura, ingegneria, scienze naturali, scienze sociali, medicina, oltre a 20 centri di ricerca, dalla cura del cancro all’innovazione cyber, dall’archeologia alla sicurezza nazionale.