Tre morti e un ferito grave, in fin di vita, a Bruxelles, in seguito a un attentato avvenuto alle 15,48 di ieri nel Museo Ebraico della capitale belga, una struttura comunale a non più di 200 metri dalla grande sinagoga, nel quartiere turistico del Sablon, dove era in corso la Jazz Marathon, che è stata subito sospesa. Il museo racconta la storia delle comunità ebraiche del Belgio e olandesi dal XVIII secolo e propone in questo periodo una mostra sugli ebrei di Anversa.

Una persona sarebbe stata fermata dalla polizia, mentre una seconda era ancora ricercata ieri sera. La ministra degli interni belga, Joëlle Milquet, afferma che «tutto porta a credere che si tratti di un attentato antisemita». Un uomo, sceso da una Audi posteggiata in seconda fila di fronte al museo, ha «sparato a caso» nel portico di entrata e nel cortile. Dei testimoni hanno potuto prendere la targa mentre l’uomo si dava alla fuga e in serata l’automobile è stata individuata. Il governo ha alzato a 4 – il massimo – il livello di allerta nel paese.

Il primo ministro, Elio Di Rupo, ha definito un «attacco odioso» questo attentato, che riporta il Belgio agli anni ’80 (nell’82 c’era stato un attacco all’entrata della sinagoga, che aveva fatto 4 feriti) e che ha avuto luogo nella capitale della Ue alla vigilia delle elezioni europee. Il ministro degli esteri, Didier Reynders, che per caso non era lontano dal luogo del dramma e si è subito recato sul posto, si è detto «choccato». Il borgomastro di Bruxelles, Yves Mayeur, assicura che «la polizia è su una pista seria» ma in una conferenza stampa del procuratore non sono stati dati ulteriori dettagli.

Il governo fino a ieri sera era ancora prudente sull’attribuzione della responsabilità dell’atto. Per Joël Rubinfeld, presidente della Lega belga contro l’antisemitismo, si è trattato di un «atto terroristico, l’assassino è entrato deliberatamente nel Museo ebraico». Per Rubinfeld, «doveva succedere, c’è stata una legittimazione di argomentazioni antisemite, è il risultato inevitabile di un clima che distilla odio». Il ministro Reynders afferma che «la prima cosa a cui si pensa» è il movente antisemita, «ma aspettiamo le indagini» aggiunge. Didier Reynders ha ricordato che c’è chi a Bruxelles ha subito fatto un parallelo con l’attentato alla scuola ebraica di Tolosa, nel 2012 in Francia, dove un terrorista franco-algerino, Mohammed Merah, aveva massacrato a freddo tre bambini e, in tre azioni diverse, aveva ucciso sette persone tra i due turni dell’elezione presidenziale. In questi giorni, la sorella dell’attentatore, ucciso dalla polizia dopo essersi asserragliato in un appartamento, sarebbe andata in Siria con la famiglia, sfuggendo ai controlli dell’antiterrorismo francese.

Il Belgio è, con la Francia, tra i paesi europei da dove sarebbe partito il maggior numero di «combattenti» per arruolarsi tra le fila dell’opposizione islamista in Siria. 200 giovani dal Belgio, 700 dalla Francia, sarebbero ora in Siria a fare la jihad. C’è chi rileva anche che l’attacco al Museo ebraico ha avuto luogo una quindicina di giorni dopo la convocazione di un «congresso europeo antisionista» a Anterlecht, convocato dal un deputato di estrema destra, Laurent Louis, che non ha potuto aver luogo perché proibito dalle autorità. [FIRMA_SOTTO]a. m. m.