Il Pil è lento e non sta al passo di Speedy-Renzi e dei suoi desideri. Nel primo trimestre 2016, sostiene l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana continua la stabilità dei consumi, prosegue l’andamento deflattivo. In generale, la «ripresina» è in affanno. Anzi, in «decisa decelerazione». L’istituto nazionale di statistica avverte un refolo di vento nello stagno: «prosegue la fase di recupero dell’attività economica anche nel primo trimestre dell’anno in corso».

«Alle incertezze legate all’evoluzione del commercio mondiale si accompagnano la stabilità della crescita dei consumi e i primi segnali di ripresa degli investimenti». E tuttavia, come sulle montagne russe, «gli indicatori congiunturali qualitativi confermano i segnali di debolezza dal lato dell’offerta». Insomma, la situazione è altamente incerta, anche se la ripresina invocata per tutto l’anno scorso fa sentire la sua voce ancora in un trimestre languente.

Nel quarto trimestre dell’anno scorso, rileva l’Istat, nonostante il potere di acquisto delle famiglie (al netto dell’inflazione) sia sceso dello 0,7%, i consumi sono comunque cresciuti dello 0,4% grazie ad un ribasso della propensione al risparmio. A gennaio del 2016, le vendite al dettaglio in volume sono rimaste invariate rispetto al mese precedente mentre sono risultate negative per il terzo mese consecutivo su base tendenziale (-1,6%). In peggioramento il quadro dell’occupazione, con il tasso di disoccupazione salito all’11,7% a febbraio.
«Tuttavia – spiega l’Istat – segnali moderatamente positivi per l’evolversi nei prossimi mesi provengono dalle attese formulate dagli imprenditori a marzo (per il successivo trimestre), in miglioramento nel settore manifatturiero e nel commercio, stabili nelle costruzioni e nei servizi».

Dopo il lieve aumento della disoccupazione e la diminuzione del numero di occupati a febbraio, «segnali moderatamente positivi per l’evolversi nei prossimi mesi provengono dalle attese formulate dagli imprenditori a marzo (per il successivo trimestre), in miglioramento nel settore manifatturiero e nel commercio, stabili nelle costruzioni e nei servizi».

«Segnali incerti» anche dal settore manifatturiero. A gennaio si è registrato un balzo dell’attività industriale (+1,9% rispetto a dicembre 2015) ma l’incremento, prosegue l’Istat, appare decisamente più contenuto (+0,2%) se si considera la media degli ultimi 3 mesi (novembre-gennaio) rispetto al trimestre precedente. Le esportazioni a gennaio hanno registrato una diminuzione rispetto al mese precedente (-2,2%) condizionate dalla contrazione sui mercati extra Ue (-6,3%). La media trimestrale novembre-gennaio rimane comunque positiva (+1,5%).

«Con queste previsioni sugli indicatori economici, compresi quelli del lavoro, non si va da nessuna parte e tutte le costosissime misure del Governo (eliminazione della Tasi sulla prima casa, decontribuzione, eliminazione dell’Irap sul costo del lavoro) non stanno dando i risultati sperati – sostiene il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy – Non ci stancheremo mai di dirlo: ci si dovrebbe concentrare su un piano per la crescita di durata almeno triennale per favorire gli investimenti pubblici e privati».