Assistiamo a un gioco politico dove vengono rimescolate le carte senza alcun esito della partita, mentre tre sono i jolly che potrebbero mutarne il decorso: l’elezione di Maurizio Landini alla Segreteria nazionale Cgil, quella di Nicola Zingaretti alla Segreteria del Pd e l’esplosione di un maturo ecologismo che sembra poter unire anime e coscienze. Questi elementi obbligano i soggetti del centrosinistra, anche SI, ad una riflessione sull’Italia e l’Europa, a meno di settanta giorni dalla tornata elettorale europea, che ci vede impegnati a costruire una lista a Sinistra.

Nelle intenzioni del gruppo dirigente di Sinistra italiana c’è un progetto di allargamento, incubatore di un nuovo soggetto politico, che riesca dove LeU ha fallito: superare la frattura del 1989, ricompattare le anime affini, accorciare la distanza siderale tra ideali politici e vita reale, ridurre il divario che ha allontanato il nostro popolo. Il target da conquistare è quel 40% di elettori che non si identifica più con alcuna proposta politica e che implica anche disaggregare il M5S dal proprio elettorato deluso da una politica percepita come nemica. Ciò non significa apertura di credito a di Di Maio e soci. Non basta mettere insieme giovani e slogan per guidare una città o l’Italia, senza idee, né capacità. A quell’elettorato, disorientato dall’esperienza di governo, bisognerà rivolgersi con un progetto convincente.

La Sinistra, come per la narrazione vendoliana, deve confermare le proprie parole d’ordine e trovare un nuovo linguaggio per rientrare nelle coscienze, risolvendo anche l’annoso problema del rapporto col Pd. Naturale evoluzione di un profilo già definito, non dovrebbero essere le alleanze a connotare SI, immaginando il Pd di Zingaretti diverso da quello renziano, con il quale in passato abbiamo escluso qualsiasi alleanza. Stiamo a vedere che farà Zingaretti: nessuna concessione a priori.

Lasciamo in sospeso la partita, che potrebbe schiudere prospettive di avvicinamento, con tutte le nostre affinità e differenze – dall’articolo 18 alla Tav, alle politiche sul lavoro, al referendum renziano – oltre che connotare uno spazio di attesa che impone anche a Sinistra uno sforzo di riorganizzazione. Sforzo funzionale alla nostra azione non solo nelle vertenze storiche della Sinistra – dai movimenti per la casa ai beni comuni, all’antifascismo – ma soprattutto alle strategie economiche da mettere in campo, oggi punto nodale nella vita delle persone e nella difesa dei diritti, tornati in pericolo, come evidenziano le ignobili sentenze sui recenti femminicidi.

A breve in gioco ci sarà il futuro di città importanti, oltre allo spettro di una crisi di governo. E se l’antidoto contro Salvini e Di Maio sta nei risultati elettorali in Sardegna e Abruzzo, dove la coalizione di centrosinistra perde di 10 e 14 punti, qualcosa non va. Insieme, dobbiamo trovare la giusta distanza tra lo sterile estremismo ideologico e l’inutilità di un vecchio centrosinistra incapace di influire sulle macro scelte politiche, anche attraverso una rimodulazione del gruppo dirigente ed un rapporto stretto con la Cgil di Landini.

Dobbiamo tornare a produrre pensiero per riaggregare il popolo di sinistra – relegato a commentare azioni altrui sui social network – recuperare l’analisi dei progetti misurandoci con la realtà, come ci ha dimostrato l’esperienza LeU, troppo velocemente costruita e messa in soffitta, non percependo che in pochi mesi si erano create aspettative e risorse, manifestate nel milione di voti alle ultime elezioni nazionali, dilapidati dalla miopia politica di alcuni dirigenti, come la nascita del Movimento degli Autoconvocati sta a testimoniare. Tutto è ancora da costruire. In direzione di un Quarto Polo in Italia e di un Terzo Spazio in Europa, distante dall’egoismo di un “sovranismo” inutile e dall’Austerity della “Große Koalition” per rimettere al centro la persona e l’essere – tutti – parte di una comunità sociale prima che politica.

*Assemblea nazionale di Sinistra Italiana