Sono saliti a tre gli indagati per la morte di Paola Clemente, la bracciante tarantina di 49 anni morta nelle campagne di Andria il 13 luglio scorso, mentre lavorava sotto un tendone all’acinellatura dell’uva. Il pubblico ministero di Trani titolare dell’indagine, Alessandro Pesce, ha infatti accertato che alla guida del bus che ha portato Paola dalla sua città di origine, San Giorgio Ionico (Taranto), ad Andria non c’era l’indagato Ciro Grassi ma un suo dipendente, Salvatore Filippo Zurlo, il cui nome è stato quindi iscritto nel registro degli indagati.

Ciro Grassi, secondo quanto riferito da altri braccianti, possiede diversi pullman ed è la persona che organizza le “squadre” di braccianti che ogni giorno alle prime luci dell’alba vanno a lavorare nelle campagne del nord barese.

Nell’inchiesta della procura risulta indagato anche Luigi Terrone, uno dei responsabili dell’azienda agricola Ortofrutta Meridionale di Corato (Bari) per conto della quale la donna stava lavorando il giorno del decesso, dopo essere stata a sua volta assunta da un’agenzia interinale di Bari su cui sono ancora in corso gli accertamenti degli inquirenti. Che sabato mattina si sono recati nella sede di quest’ultima, acquisendo la documentazione relativa all’assunzione della donna, con particolare riguardo anche alla certificazione medica, per appurare se ci fossero tutti i certificati medici previsti in caso di assunzione.

L’iscrizione nel registro degli indagati di Salvatore Filippo Zurlo, a cui è stato notificato l’avviso di garanzia soltanto nella tarda serata di lunedì, ha rinviato al pomeriggio l’autopsia sul corpo della donna, prevista inizialmente ieri mattina. Bisognerà attendere forse tutti e 90 i giorni canonici per conoscere l’esito dell’autopsia. Agli accertamenti medico-legali, che sono stati eseguiti nel pomeriggio nel cimitero di Crispiano (Taranto), chiuso al pubblico sin dalla mattina, hanno partecipato i medici legali, consulenti di parte, sia per gli indagati che per la famiglia della vittima.

Un’autopsia complicata dal fatto che è stata eseguita a oltre sei settimane dal decesso della donna, e questo non ha consentito un’operazione approfondita che potesse fornire già ieri le prime risposte ai tanti quesiti ancora irrisolti. Si dovrà attendere dunque l’esito degli esami istologici e tossicologici per comprendere le cause della morte e se vi siano connessioni con il lavoro nei campi e con l’utilizzo di fitofarmaci.

Intanto, in attesa del vertice nazionale di domani sui temi del caporalato tra i ministri Martina e Poletti, i sindacati, le associazioni delle imprese agricole, l’ispettorato del Lavoro e l’Inps, proseguono i controlli delle forze dell’ordine nelle campagne pugliesi. Dal 20 agosto sono state identificate 529 persone, sia nei campi che durante l’itinerario casa-lavoro con destinazione le province di Taranto, Bari e Matera. Accertamenti sono in corso anche sulle modalità di impiego e di trasporto dei braccianti, sull’orario di lavoro e sulla corrispondenza della paga ricevuta rispetto a quella dichiarata. Ulteriori approfondimenti potrebbero far emergere nuovi ed eventuali metodi illegali relativi all’impiego e allo sfruttamento della manodopera in agricoltura.