Tre donne da Novanta, e qualche chiaroscuro
Brigitte Bardot – foto Ansa
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Tre donne da Novanta, e qualche chiaroscuro

Habemus Corpus Ornella Vanoni, Brigitte Bardot e Sofia Loren, tre 'dive' dalla diversa personalità accomunate dalla stessa età anagrafica
Pubblicato 3 giorni faEdizione del 24 settembre 2024

In tre fanno 270 anni, novanta per ciascuna. Sofia Loren è nata a Roma il 20 settembre, Ornella Vanoni a Milano il 22 settembre, Brigitte Bardot a Parigi il 28 settembre. Tutte e tre nel 1934. C’è da chiedersi che cosa accadeva, astrologicamente parlando, in quel mese di quell’anno sull’asse Parigi, Milano, Roma perché è davvero raro che nell’arco di una settimana nascano tre personalità che, pur nelle differenze di vita, scelte e destino, hanno lasciato un segno indelebile nell’immaginario.

Se Bardot ha detto in una recente intervista a Le Monde: «Il mio isolamento è una scelta. È un lusso. È stato sempre il mio sogno», Sofia Loren è stata festeggiata con una serata pubblica al cinema Moderno di Roma, mentre Ornella Vanoni ha optato per un video messaggio in cui dice «Oggi non sono triste. È come ieri. Vi ringrazio tutti». Poi si è regalata un disco, Diverse, che uscirà il 18 ottobre. Tre stili diversi anche nell’estetica. Bardot ha dichiarato di lavarsi da sola i capelli nel lavandino di casa, Sofia Loren non ha rinunciato a paillettes e lustrini, Vanoni nel video messaggio si è vestita di lilla. Novant’anni sono una montagna di vita soprattutto se si è nati nel 1934. Essere bambini in Italia allora significava crescere nel regime fascista. Quando Vanoni, Loren e Bardot compivano cinque anni, Hitler aveva appena invaso la Polonia.

ALL’ALBA dei loro sei anni l’Europa sarebbe stata travolta dalla seconda guerra mondiale. Se sopravvivi anche psicologicamente a eventi così, dopo non ti ammazza, metaforicamente parlando, più nulla. Loren, Vanoni e Bardot sono artisticamente figlie del dopoguerra, quando tutto era da ricostruire, ma la voglia di vivere e di essere liberi metteva nelle idee e nelle esistenze un’energia esplosiva, una curiosità indomabile. Ci si buttava nella vita, consapevoli che non c’era nulla da perdere perché troppo si era già perso. Questo desiderio creava le occasioni e gli incontri e se c’è un comune denominatore negli inizi di Loren, Vanoni e Bardot è che si sono trovate nei posti giusti al momento giusto con l’atteggiamento giusto. In poche parole, sono state affamate e curiose.

Tutte e tre hanno sfidato il moralismo dell’epoca. Vanoni e Loren hanno intrecciato storie d’amore con uomini sposati, uno scandalo negli anni Cinquanta, e con esiti diversi. Se Vanoni lasciò un innamoratissimo Strehler perché, come ha detto di recente, «Non potevo seguirlo nella droga e negli altri suoi vizi», Loren divenne uno dei migliori investimenti cinematografici del produttore Carlo Ponti che riuscì a sposare solo nel 1966, dopo oltre dieci anni di relazione e dopo che lui, diventato cittadino francese, poté ottenere il divorzio.

LA PARABOLA di Bardot è diversa. Per oltre vent’anni ha incarnato nel privato e nel cinema una femminilità disinibita e sfrontata al punto che Simone de Beauvoir nel 1959 le dedicò il saggio Brigitte Bardot e la sindrome di Lolita in cui analizza la figura dell’attrice come rappresentazione moderna dell’eterno femminino. Poi, a quarant’anni, il ritiro dalle scene, le battaglie animaliste, il matrimonio nel ’92 con Bernard d’Ormale esponente del Fronte Nazionale, l’aperto sostegno a Marine Le Pen. Chissà che ne direbbe oggi la de Beauvoir.
I bilanci si fanno anche col presente. Se Loren è riuscita a realizzare del tutto il suo sogno di famiglia e benessere al punto da apparire quasi congelata nel suo ideale, Vanoni, che se ne è sempre fregata dei soldi e ha navigato fra alti e bassi economici, appare in un continuo divenire creativo e si dà la libertà di dire quello che pensa. Tanto, a novant’anni, ti puoi permettere tutto.

mariangela.mianiti@gmail.com

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