L’evasione fiscale accertata dalla guardia di Finanza nel 2013 è di 52 miliardi di euro, pari ad almeno tre leggi di stabilità di importo pari a quella licenziata dal governo Letta a fine dicembre: poco più di 14 miliardi di euro. Nel rapporto annuale diffuso ieri, le Fiamme Gialle sostengono di avere individuato 12.726 responsabili di reati fiscali e 8.315 evasori totali che hanno occultato al fisco redditi per 16,1 miliardi di euro. Si stima che i ricavi non contabilizzati e i costi non deducibili rilevati agli altri tipi di evasione siano pari a 20,7 miliardi di euro. L’Iva è stata evasa per 4,9 miliardi di euro. Almeno due sono riconducibili alle cosiddette «frodi carosello», cioè quelle operazioni illegali basate su fittizie transazioni commerciali con l’estero. L’importo dell’evasione fiscale internazionale ammonterebbe a 15,1 miliardi di euro.

Sugli oltre 12 mila denunciati per reati fiscali, 202 sono stati arrestati per falsa fatturazione fatture (pari a 5.776 violazioni); 534 sono i casi di chi non ha versato l’Iva (534 casi); 2903 le violazioni di chi ha omesso di presentare la dichiarazione dei redditi; 1.967 i casi di chi ha nascosto la contabilità. Sono state inoltre avviate procedure di sequestro pari a 4,6 miliardi di euro nei confronti di chi è stato riconosciuto responsabile di frodi fiscali, di beni mobili, immobili, valuta e conti correnti pari per 4,6 miliardi. Nel corso del 2013 sono stati eseguiti provvedimenti che hanno permesso di riportare 1,4 miliardi, al patrimonio dello Stato. Magra consolazione, visto che complessivamente si tratta di 5,6 miliardi, un decimo dell’importo che si ritiene sia stato nascosto.

Quanto al controllo degli scontrini e ricevute fiscali negli esercizi commerciali, la Guardia di Finanza sostiene di avere effettuato 400 mila controlli. Nel 32% dei casi sono stati rilasciati in maniera irregolare, poco più di uno su tre. Sono stati intercettati oltre 298 milioni in contanti e titoli illecitamente trasportati attraverso i confini nazionali. Rispetto al 2012 queste operazioni sono quasi triplicate. Nel 2013 ne sono state individuate il 140% in più rispetto all’anno precedente, pari ad oltre 258 milioni. Le Fiamme Gialle sostengono che questo aumento sia stato dovuto alla severità della entrata in vigore nel 2012.

Un’altra parte dell’attività dei militari si è rivolta al contrasto del lavoro nell’economia sommersa. Sono stati scoperti 14.220 lavoratori totalmente in nero, 13.385 sono gli irregolari. I datori di lavoro che li hanno sfruttati sono 5.338. Anche il capitolo delle violazioni fiscali è quello rappresentato dal settore economico dei giochi e delle scommesse, in espansione e da tempo al centro delle attenzioni della finanza pubblica. Nel 2013 la Gdf ha effettuato oltre 9mila interventi e ha denunciato 3.500 casi di violazione a carico di 10 mila responsabili. Le scommesse «al nero», cioè non soggette alle imposte previste in questi casi, sono state pari a 123 milioni di euro.

Commentando i dati il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli ha chiesto «un impegno suppletivo e straordinario da parte del Governo e del Parlamento». Il deputato Pd Michele Pelillo, segretario della commissione Finanze, ha suggerito usare la delega fiscale, approvata alla Camera e ora al vaglio del Senato, per il contrasto dell’evasione. «I numeri che ci dà oggi la GdF sull’evasione fiscale sono impressionanti. Dobbiamo dunque prendere atto che questi sforzi sono stati insufficienti e che dobbiamo fare di più».

In un documento approvato dalla commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria nella XVI legislatura (2008-2012) aveva quantificato l’entità dell’economia sommersa tra i 230 e 250 miliardi di euro. In una audizione alla commissione Finanze del Senato nel 2012 il presidente della Corte dei Conti ha indicato una cifra più contenuta pari a 180 miliardi di euro annui, citando una stima basata sui dati Ocse. È stata anche realizzata una simulazione della distribuzione territoriale dell’evasione.

Nell’aprile 2012 all’Unità di informazione finanziaria (UiF), un ufficio della Banca d’Italia, risultava che la media dell’evasione è di 38,19 euro su 100 euro di imposte pagate. Questa media cresce in regioni come il Molise, la Basilicata e la Puglia (64 su 100), poi c’è la Campania con il 59 e la Sicilia con il 56, a seguire tutte le altre. Un’altra caratteristica determinante di questa massa monetaria è quella di stimolare o di favorire la crescita delle economie criminali e i sistemi di riciclaggio del denaro sporco. Due facce della stessa medaglia, sostiene l’Ocse dal 2012. Se a questa cifra aggiungiamo quella dell’elusione fiscale, pari a 150 miliardi di euro all’ano, si comprende facilmente le dimensioni finanziarie di un fenomeno che è anche alla base di un’economia parallela che finanzia attività criminali o quelle apparentemente legali. Secondo la Corte dei Conti l’Italia è primo in Europa per evasione fiscale. Nel mondo ci sono solo Turchia e Messico.