Era un attacco atteso e temuto da tempo. E da quasi tre anni il paese si trovava in una situazione di massima allerta con i servizi segreti MI5 che consideravano il rischio di attacchi «severe«, cioè molto probabile.

Già lo scorso ottobre il direttore, generale Andrew Parker, aveva rivelato che i servizi avevano sventato dodici tentati attacchi su suolo nazionale, mentre sarebbero 500 le indagini in corso.

La minaccia principale viene ovviamente dall’Isis, attraverso la radicalizzazione di individui che agiscono isolatamente. L’attacco più recente risale al maggio 2013, quando il soldato in licenza Lee Rigby, che camminava vicino la caserma della Royal Artillery nella zona di Woolwich, fu prima investito in auto, poi accoltellato a morte da due estremisti islamici, Michael Adebolajo e Michael Adebowale, entrambi poi catturati dalla polizia e condannati all’ergastolo.

Ma l’attentato più grave finora è stato senz’altro quello del sette luglio 2005. In più attacchi suicidi, coordinati in vari treni della metropolitana e su un autobus, persero la vita 56 persone compresi gli attentatori e vi furono centinaia di feriti. Fu l’attacco finora più sanguinoso nel paese dai tempi di quello di Lockerbie nel 1988, in cui un volo della Pan Am esplose sui cieli della Scozia meridionale, facendo 270 morti.

Al momento, una delle incognite meno prevedibili è data dalla radicalizzazione via internet e dal rientro di estremisti britannici andati a combattere in Siria e Iraq per lo stato islamico.

La polizia fa grande affidamento sulla collaborazione dei cittadini e continui appelli a denunciare qualsiasi comportamento ritenuto sospetto. Solo l’anno scorso la linea telefonica riservata aperta a questo scopo ha ricevuto 22.000 chiamate.

Il governo, nella persona dell’allora ministro dell’interno May, ha anche lanciato «Prevent», un controverso programma di lotta alla radicalizzazione, soprattutto nelle scuole ad alta incidenza di studenti islamici. Programmi del genere rischiano però di alienare anziché coinvolgere: per mancanza di conoscenza a volte culturale, a volte eminentemente linguistica, si confonde spesso il comportamento di alunni che manifestano tendenze religiose spiccate con un chiaro indice di radicalizzazione, creando un conflitto netto fra valori cosiddetti britannici e identità religiosa islamica.

Ci sono stati casi in cui studenti sono stati denunciati per aver preso in prestito un libro sul terrorismo in biblioteca, una scelta dettata in quel caso da puro desiderio di conoscenza del problema piuttosto che dal voler ricercare un manuale del perfetto jihadista. Metodi simili a volte si rivelano controproducenti al punto da spingere gli studenti verso il materiale propagandistico estremo che circola online, anziché allontanarli.