Il giorno successivo l’annuncio del segretario di Stato Mike Pompeo di voler ritirare entro 180 giorni gli Stati uniti dall’accordo antimissili Inf, che vieta i razzi a breve e media gittata, a meno che Mosca non ne rispetti le condizioni, lo slogan di Trump di riportare gli Usa agli antichi fasti si realizza quindi con questo salto nel passato, in un’America incomprensibile guidata da uomini bianchi di mezza età e lo sguardo fermamente rivolto verso gli anni ’50.

«È scontato dire che nessuno esce vincitore da una guerra nucleare – ha dichiarato Ted Lieu, deputato democratico alla Camera all’emittente televisiva Msnbc -. Il ritiro Usa dal Trattato è stata una pessima idea. Con il senatore Ed Markey ho pronta una proposta di legge per impedire al presidente di lanciare un primo attacco nucleare senza l’autorizzazione del Congresso. Inoltre una guerra nucleare sarebbe negativa per la sicurezza dei confini, i Trump hotel e i corsi di golf di Trump».
Mentre dalle file del Partito repubblicano non si alzano voci particolarmente contrarie a questa sterzata dell’amministrazione Trump in un campo che si pensava consolidato, i democratici si sono immediatamente opposti a partire dalla speaker della camera Nancy Pelosi, che non è rimasta isolata.

«Trump ha fatto una campagna elettorale affermando di voler porre fine alla nostra politica estera interventista – ha scritto su Twitter Ro Khanna, deputato alla Camera della California – ma ritirandosi dal trattato Inf chiarisce che i neocon come Bolton (l’attuale consigliere per la Sicurezza nazionale, ndr) continuano a influenzare la sua amministrazione».

Per i repubblicani, come ha sintetizzato la consigliera della Casa Bianca Kellyanne Conway, l’intera faccenda ha smentito l’idea che Trump sia troppo «morbido con la Russia»; democratici e liberal, invece, hanno una lettura opposta: «In pratica la Russia sta violando un trattato – ha detto il professore di scienze politiche e giornalista David Rothkopf nella sua trasmissione radiofonica Deep State Radio -, quindi piuttosto che tentare di rafforzarlo lo elimineremo con tutto il sistema che ne consegue, essenzialmente dando loro un pass gratuito e una motivazione per andare oltre».

«Il rifiuto del trattato contribuisce all’idea che questo fosse punitivo – ha fatto notare Aaron Blake, editorialista del Washington Post – ma la Russia in qualche modo sembrava spingere gli Usa a cancellarlo».