Dopo la debacle della sinistra alle elezioni anticipate per la Camera dei deputati ceca del 25 e 26 ottobre, le trattative per il governo rimangono ancora in alto mare. E intanto la Banca centrale ceca ha dato il via alle svalutazioni competitive.

Neanche 24 ore dopo l’annuncio dei risultati elettorali i socialdemocratici della Cssd, che è arrivata in testa con poco più del 20% dei voti, hanno assistito al tentativo del vicesegretario Michal Hasek di spodestare dalla guida del partito il suo rivale storico Bohuslav Sobotka. «Non possiamo fare finta di nulla, il risultato è largamente sotto le nostre attese», ha dichiarato Hasek, che negli ultimi due anni ha governato il partito in una particolare diarchia con Sobotka.

La mozione, che chiedeva le dimissioni di Sobotka dalla carica e la sua estromissione dal team incaricato delle trattative di governo, è stata adottata a grande maggioranza dalla presidenza allargata del partito, ma ha suscitato un’inattesa reazione della base, che ha costretto i partecipanti al cosiddetto «golpe», alle dimissioni.

La posizione di Hasek e dei suoi compagni era infatti divenuta insostenibile, dopo che sono stati confermati i rumors su un vertice post-elettorale tra i funzionari dissidenti e il presidente della Repubblica Milos Zeman. Il tentativo di rimozione di Sobotka è così sembrato non una reazione a un pessimo risultato elettorale (dopo sette anni di opposizione i socialdemocratici hanno perso 700mila voti su 1,7 milioni conquistati nel 2006), ma un tentativo di ingerenza nella vita democratica del partito da parte dell’inquilino del Castello di Praga.

Dopo il voto al Comitato politico del 12 novembre, Sobotka ha ottenuto il mandato per trattare con il movimento di Andrej Babis e i centri della Kdu-Csl per la formazione del nuovo governo. E si annuncia già un bagno di sangue per il programma della Cssd, visto che i suoi dirigenti sembrano pronti a cedere su questioni chiave come la reintroduzione della tassazione progressiva nell’imposta sul reddito delle persone fisiche e il ridimensionamento della restituzione dei beni alle società ecclesiastiche, Chiesa cattolica in primis.

Intanto il vero vincitore delle elezioni, il miliardario Andrej Babis arrivato secondo con il suo nuovo movimento Ano 2011, ha illustrato con più chiarezza la sua idea di stato e della politica. «Lo stato deve essere guidato come un’azienda – ha affermato i un talk show – e per garantire la stabilità di governo sarebbe necessario introdurre il sistema di voto maggioritario».
Questo periodo di transizione politica è stato smosso dalla recente decisione della Banca centrale ceca Cnb di indebolire il tasso di scambio della corona, reagendo così all’affanno, in cui versa l’economia ceca. Lo scambio fissato a 27 corone per euro dovrebbe aiutare gli esportatori e soprattutto stimolare l’inflazione, che oggi si trova sotto l’1%. «L’economia ceca stava per entrare in una spirale deflattiva molto pericolosa, i consumatori stavano rimandando i loro consumi nell’attesa di un abbassamento dei prezzi e così facendo stavano compromettendo la ripresa» spiega il vicegovernatore della Cnb Mojmir Hampl. «La Banca centrale vive nell’illusione, che i cechi hanno un mucchio di soldi sotto il materasso, ma non è così: negli ultimi anni gli stipendi sono calati mentre i redditi sono rimasti al palo», controbatte Martin Fassman, l’economista capo della principale confederazione sindacale ceca Cmkos, molto preoccupata per un ulteriore innalzamento dei prezzi. Così mentre la politica sembra indaffarata nei suoi giochi di palazzo, la Banca centrale ha messo a segno la misura probabilmente più importante per l’andamento dell’economia ceca nei prossimi dodici mesi.