«È una situazione critica quella dei trasporti. Ci sono momenti di affollamento, dobbiamo evitarli. Continueremo a monitorare e a investire per garantire la sicurezza»: il premier Giuseppe Conte ieri ha riassunto così il tema trasporto pubblico locale escludendo però di introdurre la Didattica a distanza come soluzione al problema. Oggi pomeriggio il Tpl sarà al centro di un incontro convocato dalla ministra Paola De Micheli con le associazioni di categoria, i rappresentanti della Conferenza delle regioni, Anci e Unione della province.

Il tavolo è stato voluto dal Mit: non è arrivata alcuna segnalazione ufficiale o richiesta ma i social sono pieni di foto di metro e bus affollati. A settembre il governo ha stanziato 300 milioni per regioni e province autonome più 150 milioni per comuni e città metropolitane per l’implementazione degli scuolabus (ad agosto la soluzione sembrava il fitto di pullman da privati). Sono stati appostati per il Tpl fondi aggiuntivi pari a 500 milioni con il dl Rilancio e 400 milioni con il dl Agosto.

Il Cts, nell’ultima riunione con il ministro Speranza, ha ribadito l’assoluta necessità dei controlli su bus e metro e ha rilanciato le proposte fatte già a maggio, come lo scaglionamento degli ingressi e l’apertura delle Ztl. Il Cts avrebbe voluto anche una capienza più bassa sui mezzi ma l’Asstra, l’associazione delle aziende di Tpl, ha fatto i conti. Se si riducesse il coefficiente di riempimento (ora all’80%) «risulterebbe difficile garantire il diritto alla mobilità, con assembramenti alle fermate e alle stazioni». Rispetto all’epoca pre Covid, gli utenti sono scesi da 16 milioni al giorno a 8 milioni. Se la capienza dei mezzi si riducesse al 50%, circa 275mila persone al giorno non riuscirebbero a utilizzare i mezzi pubblici.

Altro tema gli orari di ingresso a scuola. Il Mit vuole verificare se ci siano problemi di comunicazione tra provveditorati e aziende di trasporto, con ad esempio servizi messi in strada in orari sfasati rispetto a quelli di uscita da scuola. Poi c’è la soluzione smart working per decongestionare le strade. Nella Pubblica amministrazione, in base all’ultimo dpcm, «è incentivato il lavoro agile» almeno al 50% (ma era girata anche l’ipotesi del 70%), mentre per le altre attività professionali c’è solo una raccomandazione.

Oppure si può attivare la didattica a distanza: «Abbiamo proposto al governo la Dad per le scuole superiori per diminuire i picchi di utenza nelle grandi aree urbane – spiegano dalla Conferenza delle regioni -. La ministra Azzolina, in modo irresponsabile, ha opposto un netto diniego («la didattica in presenza garantisce formazione e socialità» la replica di Azzolina). Se non diminuisce l’utenza occorre incrementare le linee. Ma non sono all’orizzonte stanziamenti per questo».

Le regioni fanno notare che i fondi dei dl Rilancio e Agosto sono destinati al rimborso dei mancati ricavi causa Covid. Una parte di questi fondi, (300 milioni) a settembre sono stati dirottati sui servizi aggiunti con l’impegno da parte del governo a reintegrare il fondo mancati ricavi nella legge di bilancio. «Nelle prossime settimane ci sarà un decreto che assegnerà subito 150 milioni alle regioni, gli altri 150 saranno erogati a rendicontazione della prima trance – concludono -. Gli scuolabus sono di competenza dei comuni e pare che non siano state erogate le risorse».

L’Associazione nazionale presidi ha bocciato l’idea di affidarsi alla Dad: «Non è pensabile sostituire la didattica in presenza a causa dei problemi del trasporto pubblico. Questo equivarrebbe a negare il diritto allo studio e alla socialità, soprattutto a quei ragazzi con disabilità o difficoltà. Si sarebbe dovuto cercare una soluzione nei mesi scorsi». E il ministro per gli Affari regionali, Boccia: «La Dad al momento non è un’opzione, su questo le regioni non potranno agire in autonomia». Speranza indica smart working e orari differenziati come soluzione. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha rivendicato la paternità dell’idea Dad: d’accordo la Lombardia, contrari i governatori Zingaretti e Toti («serve un aumento strutturale del Tpl»). L’emiliano Bonaccini: «Abbiamo messo in strada tutti i bus e i pullman disponibili, senza orari scaglionati qualche studente resterà a piedi».

Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil, si aggiunge al coro di No: «Sulla Dad urgono regole contrattuali. L’idea del governatore Zaia di metterla negli ultimi anni delle superiori è un’assurdità». Il presidente dell’Anci, Antonio De Caro, punta sul lavoro agile: «Vorremmo abbassare la capienza su bus e metro. Il Cts parlava del 50%, per arrivarci abbiamo bisogno di più risorse. Tutti i mezzi in circolazione li stiamo utilizzando, dall’ordinazione di nuovi all’arrivo può passare anche un anno. L’unica possibilità è differenziare gli orari delle scuole più il ritorno allo smart working».