Avevano scioperato a pasquetta per chiedere che finalmente venissero rispettati i loro diritti, «anni e anni di lavoro senza mai vedersi riconosciute le maggiorazioni per i giorni festivi previste dal contratto». Per tutta risposta una settimana dopo avevano ricevuto dalla loro azienda un procedimento disciplinare con sospensione.
Ieri è arrivato il verdetto per le cinque commesse della catena Silvian Heach – catena di abbigliamento con sede a Nola (Napoli) e negozi sparsi per l’Italia e per il mondo – dell’outel di Castel Romano, alle porte della capitale. Se i provvedimenti disciplinari si limitano a sospensioni (per due commesse per 10 giorni ciascuna) e multe (4 ore per un’altra dipendente), la vera mazzata è arrivata contestualmente: per due delle cinque una Pec aziendale comunica il «trasferimento» con decorrenza 7 maggio in altra sede. In un caso a Marcianise (Caserta), nell’altro a Milano.
Un provvedimento che dunque pare slegato rispetto al procedimento disciplinare aperto in cui l’azienda naturalmente non faceva alcuna menzione allo sciopero (diritto costituzionale e per pasquetta indetto da tutti i sindacati del commercio) ma accusava le lavoratrici di «disattendere le direttive ricevute, rifiutandosi di seguire la clientela e di allestire il punto vendita come richiesto» con «interperanze verso i responsabili di area» e «violazione dei doveri di ufficio, mancata cooperazione alla prosperità dell’impresa e abuso di fiducia».
Accuse tutte respinte da Francesco Iacovone, sindacalista dei Cobas che rappresenta le cinque lavoratrici. Che, insieme ai legali del sindacato, sta mettendo a punto la strategia per rispondere ai trasferimenti considerati «illegittimi» e «immotivati». «I trasferimenti sono una gravissima prosecuzione dell’attacco al diritto di sciopero. Le ragazze da domani offriranno la loro prestazione lavorativa a Castel Romano e in più rivendicheranno tutto quello che non hanno percepito in questi anni: indennità festive e di cassa, scatti contrattuali. Continueremo a lottare e ci rivolgeremo a tutte le istituzioni coinvolte per chiedere di ripristinare i loro diritti e denunciare quanto sta accadendo a Silvian Heach e in molti altri negozi dell’outlet di Castel Romano».