Per certi versi richiama la nostalgia di antichi ricordi, ma è anche doveroso dire che è quasi l’unico spettacolo consigliabile per le feste nella capitale. L’altro, ma l’appuntamento è secco, è all’Argentina la sera della vigilia della befana, con Antonio Latella e la sua variazione in cinque tempi da Via col vento, titolo Francamente me ne infischio che non è un intercalare di Celentano ma sta tra Rossella o’Hara e Clark Gable; unico prevedibilissimo disincentivo, il corpo a corpo con le migliaia di romani che quella notte si stipano a piazza Navona.

Anche Trappola per topi (al Vittoria fino al 6 gennaio) nasce da un romanzo famoso che è un film oltre che drammaturgia, con la firma nobile e flemmatica di Agatha Christie, la signora assoluta del giallo di tradizione e ambientazione british. E infatti c’è la casa isolata nella campagna, la nebbiolina intorno alla vecchia villetta trasformata in bed & breakfast, ma arriva anche la neve a tagliare fuori dal mondo e da ogni possibile comunicazionei padroni di casa e i loro ospiti. Che già da soli costituiscono un campionario socio ambientale di sicura efficacia: burbera e solitaria fino alla scortesia la vecchia signora dal disturbo sifolino; artista nella peggiore accezione (di genere, di estetica, di carattere) un giovanottone ipercinetico; un militare in pensione che subito dimostra di saperla più lunga di quanto la dimostri; un italiano volgarotto nella sua pretesa eleganza e ricchezza old style; una svagata miss anche lei meno innocente di quanto appaia.

Per fortuna di verità e giustizia, riesce a raggiungere la casetta un sergente di Scotland Yard, che mentre un omicidio si sussegue al tentativo di un altro, acclarerà prima il «perché» tutti quei signori si ritrovino nello stesso albergo, e poi tra colpi di scena (o anche solo di luce, o di rumore) chi è l’assassino che voleva farli fuori tutti.

É un giallo classico, forse il più classico di tutti gli ultimi due secoli, che l’abile scrittura di Agatha Christie ha reso quasi la scena primaria di ogni assassinio multiplo. E che nei teatri del West End londinese si replica da più di cinquant’anni, ad uso e piacere dei turisti,e a formazione di nuove generazioni di lettori e spettatori. Senza alterare o «annacquare» il meccanismo poliziesco della suspense, nonostante quello schema investigativo (datato di millenni rispetto ai Ris e ai detective di oggi) sia davvero risaputo a memoria.

Attori & Tecnici hanno sempre amato quel genere di teatro popolare, eppure dotato di grande struttura drammatica e scenica (un titolo per tutti il mitico Rumori fuori scena, giunto forse al trentesimo anno di repliche), fino a diventare i più titolati a rappresentarlo, con un successo sempre assoluto. Qui alcuni membri storici della formazione originaria fondata da Attilio Corsini (come Annalisa di Nola e Stefano Messina) si mescolano con attori di un teatro più contemporaneo, come Paolo Zuccari che è stato il volto e la voce di tante creature di Letizia Russo, e qui è l’intraprendente poliziotto che ci svelerà il mistero. E il mix funziona, rendendo coinvolgente e a momenti irresistibile quel teatro di antico lignaggio.