Lontano anni luce dal glamour della serialità anni ’80 e ’90, il nuovo millennio – televisivamente parlando – ci proietta verso orizzonti decisamente più austeri e – se possibile – pessimistici. I noir ispirati alle saghe noir scandinave immerse nell’oscurità, sono così diventati una chiave di lettura dei nostri anni bui e le produzioni nordiche si sono moltiplicate. Trapped è l’ultima arrivata in questo filone – la vedremo dal 5 febbraio su Tim Vision – una superproduzione islandese diretta da uno specialista del genere, Baltasar Kormákur, che in passato aveva diretto Everest e prodotto Virgin Mountain. «L’idea è stata mia – spiega il regista – poi ho coinvolto lo sceneggiatore Sigurjón Kjartansson. Lo spunto ci è arrivato proprio dal suo paese d’origine, Siglufjorour, un piccolo villaggio di pescatori nell’estremo nord dell’Islanda».

l protagonista è Andri (Ólafur Darri Ólafsson), capo della polizia locale, placido ma con qualche scheletro nell’armadio, al comando di una squadra molto ristretta composta da Hinrika (Ilmu Kristjansdottir) e Asgie (Ingavar Eggert Sigurosson). Un lavoro di poco impegno fino a quando la scoperta di un cadavere mutilato ripescato nel fiordo, muta completamente la scena. E se aggiungiamo che l’arrivo di una terribile tempesta rende impossibile l’arrivo di una squadra di rinforzi da Reykjavik, il quadro del thriller è ben delineato. Il piccolo gruppo di poliziotti si trova impegnato in una caccia all’assassino, ma in condizioni decisamente proibitive. Il regista spiega di aver voluto: «Creare un incrocio tra un noir islandese e Agatha Christie», di sicuro il finale lascia una porta aperta ad una seconda stagione confermata in questi giorni.