Sul palcoscenico di Trapani va in scena Pirandello. Meglio, l’arte dell’assurdo applicata alla politica, quella con la p minuscola. Non bastava una campagna elettorale funestata dalle inchieste giudiziarie che hanno colpito i due candidati a sindaco del centrodestra Antonio D’Alì e Mimmo Fazio, ora anche il ballottaggio diventa una farsa.

Il protagonista è Mimmo Fazio. Ancora lui. Arrestato per corruzione e poi rimesso in libertà in attesa della chiusura delle indagini da parte delle Procure di Palermo e Trapani, Fazio annuncia le dimissioni da deputato regionale e il ritiro dal ballottaggio, conquistato col 31,79% dei voti davanti a Pietro Savona, sostenuto dal Pd, secondo col 26,27%. Non si dimette, però. Facendolo, in base alla legge elettorale, avrebbe aperto il campo al rivale sconfitto giunto terzo, il senatore Antonio D’Alì, appoggiato da Fi. Sarebbe toccato a lui, considerato «socialmente pericoloso» dalla Dda di Palermo, fare il ballottaggio con Savona. Per non favorirlo, Fazio dunque non si dimette ma chiede di non essere votato il 25 giugno, facendo vincere Savona. Uno sgarbo al nemico D’Alì con cui un tempo animava a Trapani il Pdl di Berlusconi. I due da qualche anno sono su fronti opposti pur sempre nell’alveo del centrodestra. Insomma una squallida contesa tutta interna che mortifica un’elezione cominciata male e che finirà peggio. «La mia decisione è irrevocabile, invito la città a non votarmi», dice Fazio. E se invece la sua città dovesse votarlo in massa eleggendolo? «Rinuncerei all’incarico». In questo caso, paradosso nel paradosso, Trapani tornerebbe di nuovo al voto nella prima tornata utile, probabilmente il 5 novembre con le regionali. Fazio prova a dare una spiegazione del suo comportamento: «Ho scelto solo adesso di compiere un passo indietro per rispetto verso i candidati e non posso trascinare la mia città in questa gogna mediatica». Se si fosse ritirato prima del voto le liste a lui collegate sarebbero decadute e nessun aspirante consigliere sarebbe entrato a Palazzo.

I pm gli contestano i reati di corruzione e traffico d’influenze: dall’indagine Mare nostrum emerge un rapporto forte tra lui e l’armatore Ettore Morace che, arrestato per corruzione, si è dimesso dalla guida della Liberty lines, la compagnia di aliscafi più grande d’Europa. Dopo essere stato ai domiciliari, Fazio, che è stato già sindaco a Trapani, era stato liberato dal gip ma la procura di Trapani ha fatto ricorso al Tribunale del riesame per il ripristino della custodia cautelare. «Ero pronto a difendermi dalle accuse, mentre c’è chi mi ha già condannato e io non ho come difendermi», aggiunge. Ma perché rimanere in corsa per il ballottaggio? «Non mi sembra giusto avvantaggiare chi è stato già bocciato dagli elettori compirei un torto nei loro confronti». Già. Impossibile favorire D’Alì. «Il caso è disciplinato dall’art.9 della legge del ’92, in caso di dimissioni di uno dei due candidati al ballottaggio subentra il terzo», spiega la dirigente dell’ufficio del dipartimento Autonomie locali, Margherita Rizza, che ha studiato la normativa.