«Un nuovo modo di governare i processi decisionali che riguardano non solo la generazione presente ma quelle future, i cicli ambientali, le specie viventi, una economia basata sulla condivisione e la sostenibilità». Ovvero: sharing economy, libertà digitale, riorganizzazione sociale, partecipazione e politiche pubbliche europee. Sono queste le (buone) intenzioni di una rete di associazioni giovanili della sinistra che ieri si è riunita a Roma sotto le insegne di una «Transizione possibile» – recita la convocazione – «in discontinuità con la politica per come viene oggi vissuta e invece in collegamento ideale con le aspirazioni che hanno guidato generazioni di persone a lottare per i diritti, per il rispetto dell’ambiente, per l’uguaglianza, la libertà, l’autodeterminazione».

Si tratta di uno dei molti ingranaggi in moto a sinistra, con l’obiettivo di dare una rinfrescata alle forme della politica in circolazione, peraltro ormai un po’ in disuso, e a farle incontrare con pratiche sociali già in campo per immaginare un futuro della sinistra: lontano da facili (si fa per dire) sommatorie di soggetti pre-esistenti, che, spiegano dal microfono «rischiano di riprodurre esperienze passate»; piuttosto decisi ad aprire «uno spazio comune per rendere protagoniste le realtà che ogni giorno lavorano e lottano per i diritti di tutte e tutti e dare rappresentanza alla maggioranza invisibile di questo Paese».

Presenti Netleft, Tilt!, Esseblog, Rose Rosse d’Europa (l’associazione di Stefano Fassina), Act, assente «Possibile» di Civati, più propenso in queste ore alla costruzione della propria associazione. Unici rappresentanti dei partiti invitati a parlare Marco Furfaro di Sel e Stefano Fassina, che però è un «ex» : ha appena lasciato il Pd e prepara per il 4 luglio la sua prima assemblea pubblica insieme a Sergio Cofferati, altro ex pd di peso.