C’è una fotografia, a colori, di una bambina bionda, in braccio a un signore di circa sessant’anni. La bambina non può averne più di tre e sembra sul punto di piangere. Il signore sorride, sicuro di sé. Chissà quante volte Marion Marechal-Le Pen avrà visto quell’immagine, diventata poi lo sfondo di un manifesto elettorale del Front National nel 1992.

Lo slogan recita: «Sicurezza… la prima delle libertà». La bambina bionda è lei. È in braccio a suo nonno, Jean-Marie Le Pen, fondatore del partito d’estrema destra francese e padre di Marine, sua zia e attuale presidente del Front National.

Chissà se Marion ha ripensato a quella fotografia negli ultimi giorni, ora che, la saga dei Le Pen, sembra sul punto di terminare nel peggiore dei modi. A guardarla oggi, quell’immagine ha il sapore di un’investitura, di un approccio familistico alla cosa pubblica che è morto con il parricidio politico operato da Marine ai danni dell’anziano padre. Marion Marechal-Le Pen ha 25 anni, è l’unica deputata dell’Assemblea nazionale uscita direttamente dalle fila del partito, e soprattutto rappresenta il frutto più acerbo della dinastia Le Pen. Non ha particolari meriti, siede in parlamento ed è candidata alle regionali di dicembre nella regione Paca, per il suo cognome. Questo lei lo sa, e sa anche che essere stata la prediletta del nonno appena allontanato dal partito, mentre zia Marine prova a normalizzarne il discorso xenofobo e nazionalista, potrebbe costarle caro.

Jean-Marie Le Pen è stato escluso dal Front National e, di conseguenza privato della carica di presidente onorario, giovedì scorso, dopo una sorta di processo in seno al comitato esecutivo del partito. La ragione, ufficiale, sta nelle frasi dell’anziano leader sulle camere a gas naziste, definite un dettaglio nella storia. Per Marine Le Pen e Florian Philippot, vice-presidente e nuova anima gaullista dell’estrema destra, era il momento di farla finita con le uscite controproducenti del fondatore. Eppure le posizioni dell’ex-ufficiale dei parà, strenuo oppositore dell’indipendenza algerina, erano note da tempo, e non sempre erano state isolate.

La stessa Marion ha interpretato, in chiave post-moderna, lo stile del nonno. Basti pensare alla disinvolta vicinanza a un ex-appartenente alla formazione di ultradestra, Blocco identitario. O ancora alle minacce rivolte dalla venticinquenne a un giornalista, documentate da un fuori onda. «Quando vinceremo, vi faremo davvero male» gli aveva detto la giovane Le Pen dopo che si era rifiutato di consegnare un premio a un sindaco del Front National, nel gennaio scorso. Nulla a che vedere, insomma, con il nuovo stile repubblicano, con il partito dal volto presentabile e moderno, sognato da zia.

La giovane deputata ha incarnato, sinora, la prosecuzione delle idee e dello stile del vecchio Front National, restando nel solco del fondatore. Ne è impregnata e, forse, ne resterà intrappolata. I fortissimi legami affettivi con il nonno-eroe, sono fondamentali per capirne l’ascesa fulminante in politica. Fu Jean-Marie a convincerla a candidarsi alle Politiche 2012, dopo una non entusiasmante esperienza alle regionali di due anni prima. «Sei o no una Le Pen?» le chiese. Pochi mesi dopo, Marion, a soli 22 anni, diventò la più giovane deputata dell’Assemblea nazionale francese.

Nella frase, è riassunta la dinamica interna al partito che per la bambina bionda della foto è stato, prima di tutto, famiglia. La candidatura alla regione Paca, storico bacino di voti di Jean-Marie, ha rappresentato uno psicodramma più famigliare che politico per il clan Le Pen, al centro del quale – quasi ostaggio nella battaglia tra suo nonno e sua zia – c’è proprio Marion.

L’anziano fondatore del partito non ha ancora chiarito se correrà contro sua nipote. Lui non ha nulla da perdere, come un animale ferito. Lei vuole assolutamente evitare lo scontro con un parente così ingombrante. Si spiega così il profilo discreto tenuto dalla giovane deputata in questa battaglia tra generazioni. La nipote del leader decaduto si è detta in disaccordo con le parole del nonno sulle camere a gas, ma ha anche affermato di provare vergogna per lo spettacolo offerto dal partito. Un modo di guadagnarsi un’indipendenza e una statura politica che, però, ancora non possiede.

Per Marine Le Pen e Florian Philippot, che tengono saldamente il comando della formazione d’estrema destra, l’obiettivo delle prossime elezioni regionali, e, ancor di più, delle presidenziali 2017, è drenare voti ai repubblicani di Sarkozy. Per farlo, i due sono disposti a sacrificare il vecchio leader, troppo scomodo per essere votato dai delusi degli altri schieramenti.

La dinastia Le Pen è finita. Il Front National deve diventare un partito vero nei progetti dei nuovi dirigenti. La prossima a cadere potrebbe essere proprio Marion Marechal-Le Pen, l’amata nipote di Jean-Marie, che rappresenta plasticamente la dinastia in guerra. Ora il suo cognome e la sua storia si sono fatti pesanti. Potrebbe andare allo scontro aperto con il nonno, diventando parte di quelli che lui considera congiurati, con il rischio di perdere le elezioni proprio nel feudo di famiglia. In questo caso, quella fotografia resterà solo l’immagine di una piccola bambina bionda in braccio a un signore sulla sessantina. E questo lei lo sa bene.