Il rimpallo di proprietà tra Regione Piemonte e Comune di Stresa e il mistero del «forchettone», che avrebbe disabilitato i freni della funivia, hanno dominato l’ultima giornata all’ombra del Mottarone. Da alcune immagini scattate ai resti della cabina accartocciati in mezzo al bosco, sul versante scosceso della montagna che guarda il Lago Maggiore, compare, infatti, una staffa in metallo di colore rosso, in gergo «forchettone», che inibisce il freno di emergenza e deve essere utilizzata esclusivamente a cabina vuota, nelle fasi di collaudo o di manutenzione.

Il giorno prima della tragedia, che conta 14 vittime e un bambino gravemente ferito (il piccolo Eitan di 5 anni), si era verificato un guasto e il successivo intervento dei tecnici. Ma non si sa se questo episodio possa essere associato o meno all’incidente di domenica. La staffa rossa è, comunque, uno degli elementi al vaglio degli inquirenti, che non escludono l’errore umano: «Si tratta di un meccanismo che fa parte del sistema di blocco e sblocco della cabina – ha precisato la procuratrice capo di Verbania Olimpia Bossi – e se sia stato inserito o meno dovrà essere accertato». In serata, è arrivata l’indiscrezione dei primi indagati, si tratterebbe di dipendenti della società di gestione dell’impianto, la Ferrovie del Mottarone srl.

IL «FORCHETTONE» non spiega, però, la rottura del cavo trainante. La procuratrice, ieri, ha illustrato nuovi particolari dopo avere visionato i video delle telecamere di sorveglianza: «La cabina era sostanzialmente arrivata al punto di sbarco, si vede che sussulta e torna indietro. La visuale – ha precisato – è però limitata alla zona dell’arrivo». In mattinata, era stato l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi ad aggiungere, nella sua relazione in consiglio regionale, ulteriori aspetti. «Ci sono due sistemi frenanti – ha sottolineato l’assessore – che devono agire se purtroppo capita una cosa di questo genere. Se il sistema frenante non si aziona la cabina torna indietro, si calcola lo abbia fatto a oltre cento chilometri orari. In corrispondenza del pilone non dovrebbe esserci stato nessun urto, ma la pendenza che cambia a quella velocità ha fatto da trampolino e la cabina è saltata per aria a cento chilometri orari, facendo un volo di 54 metri, e poi è ancora rotolata per qualche decina di metri».

SULLO SFONDO delle indagini va in scena, invece, un rimpallo relativo alla proprietà della funivia. Lunedì, la sindaca di Stresa Marcella Severino l’aveva affibbiata alla Regione. Ieri, la Regione Piemonte, per bocca dell’assessore al Patrimonio, Andrea Tronzano, ha detto che l’impianto appartiene alla Città di Stresa dal 1997, anche se «la trascrizione non è potuta avvenire perché il Comune non ha prodotto gli atti più volte richiesti». Spunta però una causa civile, terminata nel 2018 in Cassazione con la vittoria della Regione, in cui l’ente chiede la «restituzione» del piazzale antistante la stazione di arrivo della funivia.

La questione è ingarbugliata. Per la convenzione del 2014 tra Scr (la società di committenza regionale) e il Comune di Stresa, quest’ultimo veniva individuato come amministrazione concedente, mentre Scr avrebbe curato la procedura di gara relativa all’appalto dei lavori di revisione. Dopo la prima gara andata deserta nel 2015 – la seconda è stata vinta dall’attuale gestore Luigi Nerini – il consiglio comunale di Stresa aveva approvato nuovi indirizzi, inclusi la durata della concessione fino al 2028 e un incremento della propria compartecipazione, salita a un milione 860 mila euro. «Nel capitolato d’oneri di gara – ha aggiunto Tronzano – è stato specificato che al termine del periodo di concessione l’impianto con le opere e gli immobili ritorneranno nella materiale disponibilità del Comune di Stresa».

QUELLO DELLA PROPRIETÀ è un tema che interessa anche gli investigatori. I carabinieri di Stresa hanno effettuato acquisizioni dei documenti inerenti la manutenzione e la gestione dell’impianto. Gli enti e le società interessati, come Regione Piemonte, Comune di Stresa e anche uffici ministeriali, si sono messi a disposizione degli inquirenti. Il materiale sequestrato si aggiunge a quello già raccolto negli uffici delle Ferrovie del Mottarone. Domani, il ministro Enrico Giovannini riferirà alla Camera sul disastro.

Intanto, all’ospedale infantile Regina Margherita, i medici del reparto di rianimazione hanno incominciato il processo per il risveglio dal coma farmacologico di Eitan, l’unico sopravvissuto. La prognosi resta riservata e per ora non viene sciolta anche se ci sono segnali positivi, probabilmente è stato il padre a salvargli la vita facendogli scudo con il suo corpo.