“E in questo momento in cui vediamo tanti piccoli che tentano i viaggi della speranza il Papa vi chiede di pregare per loro la Madonna di Lourdes”, così ieri Francesco si è rivolto ai bambini in pellegrinaggio di pace. E in quel momento, davanti all’isola greca di Lesbo, un bambino di due anni è morto annegato insieme ad una donna di trentacinque anni. Forse sua madre, forse no. Viaggiava su un gommone partito dalla Turchia e diretto in Europa che si è ribaltato per il forte vento, raffiche a forza sei. I superstiti sono stati salvati dalla guardia costiera greca, quarantasette persone. All’appello però ne mancavano altre undici. Stando così le cose, l’aggiornamento è presto fatto: secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) dall’inizio del 2015 fino al 29 settembre nel mar Mediterraneo sono morte 2.892 persone, da ieri sono 2.905. Poco dopo quest’ultimo naufragio un’altra barca in difficoltà è stata agganciata nello stesso spicchio di mare e per fortuna tutte e quaranta le persone a bordo sono state tratte in salvo da un’altra imbarcazione della guardia costiera.

 

In questi giorni c’è un grande traffico anche al largo delle coste turche. Ieri novantasette persone sono state salvate al largo della costa della provincia nord occidentale di Canakkale. Tutti siriani tranne un congolese. Erano saliti a bordo di un’imbarcazione che al massimo avrebbe potuto contenere venti persone. Sono salvi per caso. Secondo l’ufficio del governatore di Izmir solo negli ultimi dieci giorni le navi della marina hanno soccorso 3.500 rifugiati in 134 operazioni di salvataggio. Tra quelli che ieri non ce l’hanno fatta a raggiungere l’Europa bisogna segnalare anche gli otto tunisini bloccati al largo di Kelibia (sud di Tunisi) su un’imbarcazione con due motori fuoribordo. Sempre ieri il ministro degli Interni tunisino ha annunciato di aver “sventato” un altro tentativo di traversata con quaranta persone a bordo (due gli scafisti arrestati).

 

Il bollettino delle migrazioni, come ogni giorno, ci riguarda molto da vicino. Non se ne accorgeranno in molti, ma oggi nel porto di Reggio Calabria attracca la nave Bourbon Argos con a bordo 351 persone (263 uomini, 85 donne di cui una incinta e tre minorenni). Numeri che ormai non impressionano più (forse meno male) cui bisogna aggiungere lo sbarco avvenuto l’altro ieri ad Augusta, nel siracusano (667 migranti, tra cui due fermati con l’accusa di aver organizzato il viaggio). Ce n’è abbastanza allora per aggiornare anche il dato fornito ieri dal ministro degli Interni Angelino Alfano secondo cui dall’inizio dell’anno ad oggi sono sbarcati in Italia 130.577 migranti, 8 mila in meno dell’anno scorso (ad oggi però sono già diventati 131.595).

 

A questo flusso costante – l’anno scorso gli sbarchi sono stati di più – l’opinione pubblica e la politica ci hanno fatto l’abitudine. Il punto adesso sarà gestire al meglio l’accoglienza nel pieno rispetto dei diritti umani. Il ministro Alfano, sentito dalla commissione Shengen, ieri ha fatto il punto proprio sull’accoglienza. L’obiettivo sarebbe organizzarla in piccole realtà in ogni comune italiano, ma fino ad ora solo 500 comuni italiani su 8.100 hanno dato la loro disponibilità ad ospitare profughi. L’idea sarebbe quella di riuscire ad alloggiarne almeno 40 mila entro la fine del 2016. Ma c’è un’altra scadenza molto più preoccupante destinata probabilmente a mostrare il vero volto dell’Europa: entro fine novembre, ha annunciato il ministro, apriranno i cosiddetti “hotspots”. Sono nuove strutture concentrazionarie destinate a contenere – non si sa per quanto tempo e con quali regole – molti migranti che prima o poi verranno rispediti a forza nei paesi di provenienza in base all’insensato criterio che distingue i migranti “economici” da coloro che fuggono da paesi in guerra. Questa, probabilmente, è la brutta storia ancora tutta da scrivere.

 

Quest’altra, invece, farà piacere anche a Papa Francesco. La racconta la Marina Militare italiana per smentire alcune maldicenze, invocando l’articolo 203 del codice della navigazione: il Comandante dell’Unità ha regolarmente certificato la nascita della bambina nata lo scorso 4 maggio a bordo del pattugliatore Bettica. La piccola Francesca Marina è dei nostri.