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Tradizione, una questione Capitale

Tradizione, una questione Capitale

Book Note Quando in Italia si parla di musica popolare tradizionale, si pensa certo alle tarante e tarantelle dalle varie regioni della Penisola. Ma quando si parla di «canzone» tradizionale in senso […]

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 aprile 2022

Quando in Italia si parla di musica popolare tradizionale, si pensa certo alle tarante e tarantelle dalle varie regioni della Penisola. Ma quando si parla di «canzone» tradizionale in senso stretto il pensiero va immediatamente a quella che è universalmente riconosciuta come la più importante e prolifica della nostra storia, quella napoletana. D’altronde brani come ‘O sole mio, Era de maggio o Munasterio ‘e Santa Chiara hanno oltrepassato i confini patrii per arrivare in ogni angolo del pianeta; ma c’è un’altra «scena» che può rivaleggiare con quella partenopea, spesso con esiti di qualità altrettanto «alti», parliamo della canzone tradizionale capitolina. E proprio a quest’ultima Elena Bonelli, artista che da anni porta in giro per il mondo proprio i brani che più e meglio la rappresentano, ha dedicato un libro che prova a tracciarne un quadro il più possibile esaustivo, un volume che già da titolo e sottotitolo non nasconde l’intento: La canzone romana. La storia insolita e straordinaria della tradizione musicale di Roma. Da Balzani a Baglioni. Da Venditti a Ultimo (Newton Compton Editori). L’autrice ci porta quindi in un lungo viaggio che parte alla fine del IXX secolo, per la precisione nel 1891, con la prima edizione del concorso canoro istituito per la Festa di san Giovanni, una festa popolare che richiamava migliaia di romani, tra giochi, balli, cibo (in particolare lumache) a esorcizzare la paura delle streghe che, per «tradizione», girovagavano per la città la notte tra il 23 e il 24 giugno. A vincere quella prima edizione fu proprio un brano intitolato Le streghe, brano che Bonelli ci racconta trasportandoci nell’atmosfera del tempo, quando Roma, da poco Capitale d’Italia, era ancora un «paesone», per così dire, lungi dal divenire la metropoli che conosciamo oggi. Da lì è un susseguirsi di racconti che vanno a toccare pezzi immortali come Affaccete Nunziata, Nina si voi dormite, Barcarolo romano, Tanto pe’ cantà, Arrivederci Roma, Roma nun fa la stupida stasera o Roma capoccia, quanto figure artistiche che hanno dato lustro alla Città Eterna, da Romolo Balzani a Trilussa, da Renato Rascel a Ettore Petrolini, da Anna Magnani a Gigi Proietti, da Armando Trovajoli al grandissimo Ennio Morricone. L’itinerario proposto dall’autrice forse manca di alcune pietre miliari quali Come te posso amà e Pupo biondo, ma è un ottimo viatico per conoscere meglio una delle tradizioni musicali più importanti del nostro paese.

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