Non sarà anticipata la chiusura delle scuole per le vacanze natalizie. La conferma del calendario prestabilito è arrivata direttamente dal ministero dell’istruzione. Dapprima per bocca del sottosegretario Rossano Sasso: «Al momento non è da prendere in considerazione alcuna ipotesi di anticipo delle vacanze natalizie» ha detto. «La percentuale delle classi che ad oggi sono costrette alla didattica a distanza è assai ridotta: non più del 5% a livello nazionale». A stretto giro, è arrivata un’ulteriore conferma direttamente dal ministro Patrizio Bianchi. «Non ci sono né accorciamenti né allungamenti. Facciamo come abbiamo fatto sempre».

La proposta di anticipare la sospensione natalizia della didattica era arrivata da diversi medici di base del Lazio intervistati da Repubblica, secondo i quali le vacanze natalizie, con i prevedibili incontri al chiuso tra parenti e amici, possano agire da amplificatore dei già numerosi casi positivi registrati in età pediatrica.

Anche il virologo degli Ospedali Riuniti di Ancona Stefano Menzo aveva sposato l’idea, vista la crescita dei casi tra i bambini e l’aumento delle classi costrette comunque alla didattica a distanza. La chiusura delle scuole deve essere l’extrema ratio, è stata invece la replica di Silvia Severini, del comitato locale Priorità alla Scuola. «Non è prevista né in zona arancione, né gialla e che in zona bianca non dovrebbe essere pensata, né tanto meno auspicata».

Contrari anche i dirigenti scolastici. «Ormai manca una settimana alla chiusura della scuola, cerchiamo di finire l’anno in maniera ordinata» spiega al manifesto il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli. «Le classi in didattica a distanza erano circa diecimila secondo i dati di una settimana fa comunicati dal ministero. Oggi saranno forse un po’ di più, ma sono sempre una minima parte del totale, visto che le classi in Italia sono quattrocentomila».

La fascia in cui i contagi crescono di più però è proprio quella pediatrica. Secondo il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità, il picco dell’incidenza si registra nella fascia di età 6-11 anni, dove tocca i 400 casi settimanali per centomila abitanti, più del doppio della media nazionale. E gestire tutti questi casi a scuola non è facile. «I rinforzi promessi dal Commissario Figliuolo non si sono ancora visti» denuncia Giannelli. «Non c’è stato alcun miglioramento e i tempi con cui le Asl riescono a effettuare i tamponi previsti dal protocollo continuano a essere molto lunghi».

Era stato proprio il commissario straordinario a convincere Draghi ad annullare la circolare che ripristinava la Dad dopo il primo caso in classe, impegnandosi ad aiutare le Asl nel tracciamento dei focolai scolastici.

Per la verità, nella penisola qualcuno che anticiperà le vacanze di Natale c’è: sono gli alunni delle scuole della Repubblica di San Marino, dove asili e elementari chiuderanno il 18 dicembre mentre medie e superiori saranno in Dad dal 20 al 22. Nella micronazione l’incidenza settimanale ha superato i 1.400 nuovi casi per centomila abitanti, pari a sette o otto volte quella italiana. È un valore mai toccato durante le ondate precedenti e una plateale smentita sul campo per il vaccino Sputnik con cui sono stati vaccinati i sanmarinesi: proprio ieri, i ricercatori russi avevano sostenuto che l’immunità garantita dallo Sputnik aumenta dopo sei mesi, al contrario di tutti gli altri vaccini.

Anche il Belgio ha annunciato che le vacanze natalizie inizieranno con una settimana di anticipo rispetto alle date previste. In Danimarca, a partire da domani gli studenti rimarranno a casa ma proseguiranno le lezioni a distanza.

Per salvare la scuola italiana ora si punta sulle vaccinazioni. Mancano 48 ore al via delle inoculazioni per la fascia 5-11 anni, che conta circa 4 milioni di bambini. Le prenotazioni sono già iniziate in molte regioni e la disponibilità di dosi Pfizer di qui alla fine dell’anno (1,5 milioni secondo il commissario straordinario Figliuolo) basterà per circa 750 mila di loro. L’adesione nella fascia di età immediatamente superiore dei 12-19enni fa ben sperare, visto che quasi 4 adolescenti su 5 hanno ricevuto almeno una dose. Per alzare ulteriormente la partecipazione, gli esperti consigliano di lavorare sulle paure e le barriere all’accesso ai servizi sanitari, più che l’opposizione ideologica al vaccino.

L’Associazione Italiana di Epidemiologia, ad esempio, in un documento di pochi giorni fa dedicato proprio alla scuola propone di «avviare la chiamata attiva di bambini e adolescenti con più di 12 anni non ancora vaccinati e delle loro famiglie per comprendere i motivi dell’esitazione e promuovere la vaccinazione». Più dialogo che pura repressione, di fatto inapplicabile perché potenzialmente in contrasto con l’obbligo scolastico e il diritto all’istruzione.