Plan plancuç! Vai piano! gli vociano in friulano stretto dalle retrovie. Quello, approfittando di un tornante che lo mette bene in evidenza al resto della comitiva, si volta e mostra poco nobilmente il dito medio. Non tira aria buona per la compagnia di ventura dei cacciatori di tappe in questo Giro. Figuriamoci dunque se Luis Leon Sanchez, la faccia e l’eleganza in bicicletta di un hidalgo dipinto da Velazquez, ha voglia di andar piano, in questa che è l’ultima occasione sua: ancora 24 ore e gli uomini di classifica se ne daranno di santa ragione, speriamo che oggi il gruppo vada a zonzo lungolago, da Riva del Garda a Iseo. Alla fine la fuga va via di forza, accompagnano lo spagnolo Ben Hermans, Wout Pouels e Alessandro De Marchi.

Ma, dopo l’inizio accidentato da tre salitelle ostiche per i velocisti, il percorso tra i vigneti si fa liscio, e chi è interessato alle volate riorganizza i suoi. Gli ultimi ottanta chilometri son tutti un inseguimento folle, trenta contro quattro, che poi diventano tre, e finalmente rimangono lo spagnolo e l’italiano a cimentarsi nell’impresa disperata. Hanno occasione, però, di fare amicizia, non di giocarsi la vittoria. Quella spetta ai soliti noti degli sprint, con Stybar e Sabatini che pilotano Viviani sotto il nubifragio. Il veronese ringrazia e batte ancora Bennet.

È quindi Viviani il re dei velocisti, e di qui a Roma nessuno gli toglie la corona. Da domani il trittico alpino in Piemonte definirà la generale, e qui ancora certezze non ne abbiamo. Ma indizi si. Prendendo i primi cinque, di Pinot si dirà che è come il vino francese, al quale a dispetto del gran profumo difetta spesso la sostanza. Dal nostro Pozzovivo, distante tre minuti dal primato, più che un affondo è lecito aspettarsi una difesa del podio con le unghie e con i denti. Più pericoloso, ma anche più lontano, Froome, ora quarto. Dispone di una squadra più forte, che tuttavia di solito deve la propria egemonia alla guerra di posizione più che a quella di movimento. Avvezza a controllare, vediamo come se la cava nella rimonta.

Il detentore Dumoulin, secondo a meno di un minuto, ha dalla sua un distacco tollerabile, ma il percorso gli è ostile di qui in avanti, e a Sappada ci s’è resi conto che ha pochi alleati, di cui per tentare la sortita avrebbe bisogno come il pane. Il cavaliere Yates, in tutto questo, appare non solo il più forte, ma anche il più lucido di testa. Lo avrebbe già vinto, questo Giro, non fosse che potrebbe ancora perderlo (M. de Lapalisse).