Visita non di routine quella del presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa ieri a Mosca. È stata l’occasione per Putin di conoscere personalmente Mnangagwa, assurto al potere nello Stato africano poco più di un anno fa dopo i 37 anni del regime di Robert Mugabe. Il neo presidente ha voluto ricordare non solo i legami storici ma anche l’attuale vicinanza tra i due paesi in nome di un redivivo antimperialismo: «State combattendo le sanzioni degli Stati uniti che sono in cima alla piramide imperialista seguiti dall’Europa, e lo siamo stiamo facendo anche noi. Per questo dobbiamo lavorare insieme» ha detto Mnangagwa rivolgendosi a Putin.

Espunto dalla fraseologia anticolonialista del XX secolo per il presidente russo «lavorare insieme» significa business: «Siamo pronti ad aiutare il vostro sforzo» ha dichiarato Putin. Lo Zimbabwe intenderebbe collaborare con la Russia per la meccanizzazione del suo settore agricolo e lo sviluppo del settore minerario. Il paese ha ricordato il presidente africano «possiede tutta una serie di risorse minerarie non sfruttate che ci possono permettere di andare oltre l’estrazione del platino». Secondo Giancarlo Elia Valori, attento osservatore della politica estera russa, la Federazione avrebbe anzi già investito milioni di di dollari per lo sfruttamento delle miniere di «oro bianco» nel paese con risultati soddisfacenti. Lo scorso marzo il ministro degli esteri russo Serghey Lavrov era anche volato a Harare per mettere a punto una joint-venture per l’esplorazione dei depositi di platino di Darwendale (oltre a valutare la possibilità di entrare nel business dei diamanti ancora tutto da pianificare) che la Russia pagherebbe in armi e addestramento delle truppe zimbabwesi.

Si sa ancora poco della penetrazione russa in Africa, tuttavia Evgenij Krutikov in un reportage per la Tass ha sostento che «l’interscambio tra Russia e Africa nel 2017 ha superato i 30 miliardi di dollari». Ancora niente a confronto dei 100 miliardi americani e dei 300 cinesi ma comunque un dato che segna il ritorno in grande stile della Russia nella zona, dopo decenni di afasia diplomatica seguita al crollo dell’Urss. Secondo fonti russe «ci sono dinamiche positive nel nostro commercio con 28 dei 55 paesi africani». E in primo luogo con Camerun, Angola, Sudan, Egitto e Repubblica centroafricana.