Dopo la Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza è il Piemonte, dove le persone finora risultate positive al Covid-19 sono 21437 (+293 rispetto al giorno precedente) di cui 2839 nella provincia di Alessandria.

I deceduti risultati positivi sono 2453 di cui il numero maggiore – subito dopo la provincia di Torino (1029) – nella provincia di Alessandria (483). Ex sindaco di Alessandria e oggi nella segreteria regionale del Pd, Rita Rosso denuncia: “L’unica strategia di contenimento del contagio del decreto del 13 aprile è misurare la febbre ai dipendenti sanitari. Nemmeno l’ombra di un cronoprogramma di tamponi, test sierologici, tracciamento”.

Come in Lombardia, anche in Piemonte i tamponi faringei non si fanno su segnalazione del medico di base ma in ospedale, quando sono i dati clinici ad essere più affidabili.

I tamponi sarebbero utili sul territorio a scopo epidemiologico, per circoscrivere le aree di infezione, ma l’Asl ha iniziato a fare i tamponi a domicilio solo da qualche settimana e con diverse difficoltà. Inoltre, “due studi recenti dimostrano che la sensibilità al tampone non va oltre il 64%: su 10 persone che fanno il tampone, 3,6 non si rivelano positive perché non sempre il virus è presente nella faringe”, spiega Guido Chichino, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Ss. Antonio e Biagio di Alessandria.

A scatenare la diffusione del virus in questa provincia protesa verso la Lombardia è forse stata la serata del 17 febbraio nella sala da ballo Cometa a Sale, 23 km da Alessandria e 60 da Milano.

Siamo in pianura padana: inquinamento e agricoltura intensiva. In merito alla diffusione del Covid-19 e all’elevato numero di decessi in provincia di Alessandria, Chichino osserva: “È una concomitanza di fattori: la vicinanza della bassa Lombardia e del piacentino che hanno anticipato di 1-2 settimane l’epidemia alessandrina con percentuali di diffusione e mortalità sovrapponibili, gli inaspettati casi di contatto con la comunità di Codogno, la frequentazione di un noto locale da ballo quale sicura fonte di contagio, l’iniziale diffusione virale nei circoli ricreativi per attività ludiche e – oltre a questi fattori locali – la notevole infiltrazione dell’infezione nelle RSA”.

Chichino è originario di Castelnuovo Scrivia, 30 km da Alessandria e 65 da Milano: “Nel mio paese ad ammalarsi per primi sono stati il batterista che aveva suonato nella sala da ballo [di Sale, ndr], l’infermiere in pensione che andava di casa in casa a misurare la pressione agli anziani, il medico di famiglia, il comandante dei vigili, il maestro di burraco, il farmacista. Li ho visti ammalare e poi morire. A Tortona le modalità sono state simili ma i numeri più alti perché sono stati coinvolti la RSA Mater Dei e il convento delle suore di Don Orione”.

Nell’ospedale di Alessandria i posti letto dedicati alle malattie infettive sono diventati duecento. “Mercoledì e giovedì della scorsa settimana siamo riusciti a tirare il fiato, nel senso che siamo riusciti a ricoverare anche pazienti non-Covid: due persone affette da tubercolosi, uno straniero e un malato HIV che, tra l’altro, non avrebbero potuto condividere la stessa stanza. Se non li ricovero io, dove vanno?”

Quello registrato “non è un calo di lavoro, ma la possibilità di occuparci anche di altri pazienti. Per il resto la situazione resta complicata, a cominciare dai sintomi non sempre decifrabili dal medico di base: nei bambini si tratta in genere di rash cutaneo e diarrea; negli anziani tutto può cominciare con un calo di pressione e un capogiro, cadono, si rompono il femore, arrivano in ospedale e solo dopo scopriamo che sono affetti da covid. Per  accudire i malati abbiamo bisogno di almeno 500 tute protettive al giorno, senza contare mascherine e guanti. Tutti presidi di provenienza cinese”.

“Nonostante tutto”, aggiunge il direttore generale Giacomo Centini dell’Ospedale di Alessandria, il numero di contagi tra i nostri operatori è inferiore alla media nazionale. Abbiamo avviato una task force per la gestione della diagnostica Covid-19 condividendo tra vari laboratori piattaforma informatica, risorse, personale e abbiamo riorganizzato l’ospedale con specifici percorsi Covid-19, anche con la rimodulazione del blocco operatorio in posti letto per la terapia intensiva”. Resta da vedere che cosa succederà quando verranno meno le restrizioni agli spostamenti.