L’atteso incontro Putin-Poroshenko c’è stato. Si è svolto a porte chiuse a conclusione del forum euroasiatico di Milano. I due presidenti si sono parlati direttamente e non solo per interposta Germania e si sono anche stretti la mano, come avevano fatto a Minsk lo scorso 5 settembre: pochi giorni dopo entrava in vigore il cessate il fuoco nel sudest dell’Ucraina, anche se poi i civili di Donetsk e di Lugansk hanno continuato a morire sotto le artiglierie di Kiev. Ma questo è solo un dettaglio.

L’incontro di ieri, invece: un successo di immagine, soprattutto per il presidente del consiglio italiano, che forse non si è ancora del tutto liberato della sindrome da maestro del doposcuola e che ora giudica «importante includere la Russia nelle decisioni sui problemi internazionali». Come se, a risolvere tali problemi, sia impegnata l’Europa, che sembra invece occupata, più che «a superare o attenuare le sue scissioni attuali, a rendere queste scissioni più profonde» (é Togliatti che parla, ma 60 anni fa).

Tanto che il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov aveva chiamato la Ue, al forum milanese, a «decidere se considerare la Russia un partner strategico o un avversario geopolitico», come sembra volerla considerare (e come insiste a farla considerare dagli europei) Barack Obama. Ma anche questo è solo un dettaglio nel vertice milanese, dove l’occhio di tutti era soprattutto per le due parti «in conflitto», come pare d’obbligo rappresentare Russia e Ucraina, per non voler dire che l’unico conflitto sia quello di Kiev contro una parte della propria popolazione: «Rileviamo con rammarico che una serie di partecipanti abbia dimostrato pieno disinteresse a capire il reale stato dei fatti nel sudest dell’Ucraina», ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov. Eppure «la Russia non è affatto interessata alla creazione in Ucraina di una nuova Transnistria», (riferimento alla crisi in Moldavia a inizio anni ’90) ha detto Putin, che si è anche espresso per lo sviluppo di collaborazioni regionali: «l’aumento di tendenze negative, quali le varie rivoluzioni colorate, conduce a conseguenze drammatiche per una serie di Stati».

Dettagli; perché se due frontiere sono vicine, è solo un dettaglio che una delle due coincida coi confini di quasi tutti i paesi un tempo raccolti nell’ex Patto di Varsavia e l’altra sia rappresentata dalla Russia: in ogni caso, come ha acutamente notato il Capo del Dipartimento della Difesa di Washington, Chuck Hagel, è la Russia a essere pericolosamente vicina alla soglia Nato. Perché, il dettaglio è essenziale, è «la Russia che ha deciso di procedere alla revisione degli spazi mondiali e di avvicinarsi alle frontiere della pacifica Alleanza atlantica». Dettagli: «Per ora nessuno spiraglio, nessun avvicinamento sui dettagli. La questione centrale: sarà rispettata l’integrità territoriale dell’Ucraina?», aveva scritto ieri in giornata su Twitter l’addetto stampa di Angela Merkel, Steffen Seibert.

Anche se la cancelliera rilevava poi che le due parti, cioè Putin e Poroshenko, sono riusciti a raggiungere dei progressi «su alcuni dettagli», come il progetto di monitoraggio sulla zona del conflitto nel sudest dell’Ucraina con l’utilizzo di droni. C’è però un dettaglio che pare sfuggire a gran parte delle leadership europee e che invece appare chiarissimo a qualsiasi casalinga moscovita: i paesi Ue non hanno una politica estera comune, se non quella degli interessi dei propri monopoli, in grado di svincolare l’Europa da quella nuova politica delle cannoniere che i piani Nato di accerchiamento della Russia rischiano sempre più pericolosamente di ridurre in rovina.

E dunque, alcuni dettagli milanesi: Poroshenko e Putin si sarebbero accordati sui parametri principali del contratto sul gas, in attesa che Kiev riesca a trovare i mezzi per saldare i debiti pregressi.
Ma la Ue, non avendo politica estera propria, vuole almeno mostrare la propria forza e mette in guardia la Serbia: un allargamento dei suoi contatti economici con la Russia, potrebbe influire negativamente sul processo della sua adesione alla Ue. Intanto, in Ucraina, mentre a occidente si registrano i primi scioperi dei minatori, da sei mesi senza salario, nel sudest si è registrata un’altra giornata di guerra, preceduta da un incredibile bombardamento delle artiglierie di Kiev su una compagnia ucraina che stava andando in soccorso dei soldati accerchiati dalle milizie attorno l’aeroporto di Donetsk. E mentre Poroshenko ha firmato la legge «Sul regime speciale di autonomia in alcune province delle regioni di Donetsk e Lugansk», queste ultime – che hanno deciso di unirsi in federazione, «Unione di Stati Indipendenti» – fanno sapere di considerare il provvedimento una questione interna all’Ucraina. Il Donbass, hanno specificato i leader locali, si considera indipendente.