Inedito approccio filosofico alla vita o solo una battuta per pungolare i rivali americani? Qualunque cosa sia, Vladimir Putin l’altro giorno ha ribadito una verità assoluta, a maggior ragione quando si parla di politica e diplomazia. «Nulla dura per sempre a questo mondo», ha commentato il presidente russo parlando dell’alleanza fra Stati Uniti e Arabia saudita mentre attendeva l’arrivo a Mosca di re Salman, primo membro della dinastia Saud a visitare la capitale russa. I colloqui tra i due leader sono stati di eccezionale importanza, hanno segnato una svolta nei rapporti tra i due Paesi senza incrinare le storiche relazioni tra Washington e Riyadh. Per una volta è tutto molto semplice. L’Arabia Saudita ha compreso che la Russia è la protagonista su vari scenari mediorientali, non solo in Siria, e che gli interventi di Mosca nella regione in questi ultimi anni si sono rivelati sempre un successo. Re Salman e il suo irruento figlio e principe ereditario Mohammed sanno che con una Amministrazione Usa che abbaia ma non morde, almeno per ora, solo la Russia con la sua diplomazia potrà limitare il raggio d’azione del nemico Iran. E non a caso Putin, parlando due giorni fa alla “Settimana energetica russa”, si è detto consapevole delle preoccupazioni dell’Iran e dell’Arabia Saudita per quanto riguarda la crisi siriana e ha assicurato che la Russia è determinata a cercare un compromesso soddisfacente per tutti.

Certo Mosca non riuscirà mai a vendere armi per parecchie decine di miliardi di dollari a Riyadh. Sa che quell’aspetto e la “difesa” della monarchia saudita restano saldamente nelle mani degli Stati Uniti. Non per questo l’innamoramento con la monarchia saudita resterà privo di buoni affari per miliardi di dollari. Ieri era attesa la firma delle due parti di un accordo per la creazione di un fondo speciale per l’energia del valore di 1 miliardo di dollari. «Sono contento perchè ci stiamo concentrando sullo sviluppo della nostra cooperazione non solo nell’ambito dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ma stiamo anche sviluppando la cooperazione nei settori del petrolio e del gas e delle energie rinnovabili», ha commentato soddisfatto il ministro russo dell’energia Alex Novak. L’obiettivo saudita è quello di generare, entro il 2023, 9,5 gigawatt usando fonti rinnovabili con un piano di investimenti del valore di 50 miliardi di dollari.

Il petrolio comunque resta uno degli aspetti principali dell’avvicinamento tra Mosca e Riyadh. Il boom della produzione statunitense del petrolio e del gas derivanti da scisti bituminosi è stata la causa principale del crollo dei prezzi del greggio, con grave danno per i sauditi che ad un certo punto hanno dovuto attingere alle riserve finanziarie straordinarie per coprire i deficit di bilancio e i costi dell’interventismo di Riyadh nelle crisi in Medio Oriente e della sanguinosa guerra voluta dal principe Mohammed contro gli Houthi in Yemen. Ruzzia e Arabua saudita quindi hanno deciso di difendere insieme le proprie quote di mercato. E non è certo un caso che sia stato proprio il figlio di re Salman, consapevole della voragine nei conti aperta dall’offensiva in Yemen, a porre le basi per gli accordi con Mosca nei settori dell’energia e del commercio durante la sua missione in Russia dello scorso maggio. A cominciare dal memorandum d’intesa firmato ieri dal colosso petrolifero Aramco e dalla compagnia mineraria Saudi Basic Industries Corp (Sabic) con la più importante società petrolchimica della Russia, la Sibur. La Aramco ha anche raggiunto un accordo con Novatek, il maggiore produttore di gas statale russo. E ora Putin, per tenere stabile il prezzo del barile di petrolio, pensa a un prolungamento dell’intesa sui tagli alla produzione, che Opec e Paesi non Opec hanno deciso nel novembre scorso e che dovrebbe scadere a marzo.

Infine, non certo per importanza, c’è in ballo una possibile collaborazione tra Arabia saudita e Mosca nell’ambito dell’energia nucleare. Riyadh, per rispondere al programma dell’Iran in questo settore, progetta di coprire il fabbisogno interno di elettricità con il nucleare e di destinare l’intera produzione petrolifera all’esportazione. Già nel 2015 l’Arabia Saudita aveva firmato un accordo preliminare con la Russia per costruire i suoi primi reattori nucleari e lo scorso giugno, a margine del Forum economico di San Pietroburgo, ha sottoscritto un’intesa per la cooperazione bilaterale sull’uso pacifico dell’energia nucleare. Mosca sorride e allarga la sua influenza in Medio Oriente. Washington è avvertita.