L’anno nuovo si apre, in Italia, nel nome di due giganti della letteratura e dell’arte, due sperimentatori infaticabili, che hanno fatto insorgere il linguaggio e, insieme, sondato orizzonti pronti alla gemmazione di altri mondi (culturali): Giacomo Leopardi e Leonardo da Vinci. Del primo si celebra il duecentenario della stesura dell’Infinito, con il ritorno a Recanati da Visso – dopo centoventi anni di assenza – del manoscritto relativo al celebre componimento. Sarà esposto fino a maggio a Villa Colloredo Mels, dando inizio a una serie di eventi – mostre, spettacoli, conferenze e nuove pubblicazioni.
Due i momenti principali dedicati al poeta, corrispondenti alla realizzazione di rassegne di diversa natura. Fino al 19 maggio, si potrà visitare Infinità / Immensità. Il manoscritto (a cura di Laura Melosi, direttrice della Cattedra leopardiana presso l’Università degli studi di Macerata). C’è poi Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia, coordinano Alessandro Giampaoli e Marco Andreani. In mostra, la sequenza fotografica al centro di uno dei capitoli più affascinanti e meno indagati della storia della fotografia italiana del dopoguerra. Saranno esposte A Silvia, il  foto-racconto ispirato all’omonima lirica di Leopardi, nella sua versione originale del ’64, di cui fino a oggi si erano perse le tracce e in quella del 1988, insieme con la serie de L’Infinito peroffrire al pubblico un confronto e avere uno spaccato dell’evoluzione stilistica di Giacomelli. Il 30 giugno sarà la volta di Infiniti, a cura di Emanuela Angiuli e Finito, Non Finito, Infinito, voluta da Marcello Smarrelli, per un percorso dall’epoca romantica a oggi.

Il genio italiano Leonardo da Vinci, nel suo cinquecentenario si prepara a essere omaggiato con un’infilata di apparizioni. In occasione delle celebrazioni per i cinque secoli dalla sua scomparsa, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano valorizza il patrimonio di opere leonardesche con un ciclo di quattro mostre (si va da I segreti del Codice Atlantico. Leonardo all’Ambrosiana alla storia del pittore «ospite» alla corte di Francia). Il primo quadro di Leonardo da Vinci Paesaggio, realizzato il 5 agosto 1473, sarà invece esposto a Vinci, sua terra d’origine, mentre al Museo del ’900 di Milano approda Sixty Last Suppers, l’omaggio di Andy Warhol all’Ultima Cena. Il famoso Autoritratto di Leonardo, custodito nel caveau della Biblioteca Reale di Torino, sarà al centro della rassegna a lui dedicata ai Musei Reali.
L’America invece si prepara a festeggiare la ricorrenza di un suo scrittore amatissimo. Nel 2019, proprio il primo gennaio, cade infatti il centenario di Jerome David Salinger (era nato a New York nel 1919), la cui opera – da Il giovane Holden a Franny e Zooey fino Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione – è da noi tutta pubblicata nel catalogo Einaudi. Qualche anno fa, il documentario firmato da Shane Salerno (produzione Weinstein) non gli ha reso merito, finendo per raccontare solo risvolti privati, tratteggiando una figura misantropa e sorvolando su quell’eccelso «ruminare» letterario, sua cifra stilistica.

SCHEDA

Il 15 gennaio del 2019 moriva a 48 anni a Berlino, fucilata insieme al suo compagno Liebknecht, Rosa Luxemburg. Una ricorrenza da tenere d’occhio per tornare sulla figura di questa filosofa, politica, teorica dell’economia e del socialismo rivoluzionario marxista (fondatrice della Lega spartachista e del partito comunista tedesco). A seguito dell’insurrezione di Berlino, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht furono rapiti e condotti in un hotel della città fino a quando il 15 gennaio i Freikorps – i gruppi paramilitari del governo di Friedich Ebert – scortarono i due nelle campagne di Berlino, assassinandoli. I loro corpi furono gettati in un canale. Nel 2009, il settimanale Der Spiegel ha dato la notizia che erano stati ritrovati i resti di Luxembourg (nell’obitorio dell’ospedale Charité) e da allora infuria il dibattito sull’identità di quel corpo senza nome. È dell’architetto Ludwig Mies van der Rohe, su commissione del mecenate Eduard Fuchs, il Monumento a Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg (1926), costruito utilizzando come elemento unico una parte muraria, movimentata dall’avanzare e rientrare di volumi in laterizio.