«In due modi si raggiunge la città: per mare e per cammello. Il paese si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare… Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone; e così il cammelliere e il marinaio vedono Despina, città di confine tra due deserti». (dalle Città Invisibili di Calvino)

A Fiumicino però ci si confonde un po’, perché da sempre ci sono quelli che abitano dalla parte di qua e quelli che abitano dalla parte di là, e naturalmente nessuno lo sa. Lì oltre Capo due Rami dove il fiume si divide verso il mare c’è il grande bacino esagonale del Porto degli antichi romani, che però è proprietà privata secolare. Infatti i Torlonia dopo averlo ripulito di tutte le statue e dei pregiati manufatti che c’erano lo hanno venduto agli Sforza Cesarini, addirittura negli anni settanta c’era uno zoo safari con scimmie e giraffe. Però lo puoi ammirare per pochi secondi dal finestrino di sinistra quando parti in aereo, a terra è tutto recintato e dalla parte del parco archeologico di Portus che è gestito dalla Sovrintendenza di Ostia Antica. Per vederlo ti devi arrampicare su un rudere e un po’ lo vedi. Comunque i gestori privati dell’Oasi di Porto a richiesta organizzano dei giri in carrozzella, le visite guidate costano 12 euro.

La stazione di Fiumicino non c’è più, si notano ancora i binari che portavano al molo per caricare il carbone, ma al suo posto c’è un supermercato. Non si arriva e non si parte, il treno da Roma si ferma all’aeroporto. Dove una volta c’era la stazione, oggi c’é il palazzo del Comune che tutto sommato è un buon esempio di architettura moderna: la costruzione è quasi sul fiume esposta a mezzogiorno con un ingresso a scivolo che sembra essere stato progettato dall’architetto Anselmi come un invito per i cittadini, ma niente da fare si entra da dietro, forse perché è più vicino al parcheggio.

Il territorio 
Un campionario urbanistico e sociale al centro di storia e sviluppo moderno. Un luogo dove le tracce delle eredità culturali le trovi ovunque ma sono sommerse, inagibili, nascoste, dove c’è sempre qualcosa al posto di qualcos’altro.
Infatti dove oggi c’è la rotonda, all’incrocio tra l’aeroporto e via Coccia di Morto, duemila anni fa c’era il grande faro del porto di Claudio. Di questo proprio non ce n’è più traccia, evidentemente era di tufo e si è sgretolato nel mare che poi è arretrato di due chilometri. Lì c’era un grande faro che è stato localizzato soltanto pochi anni fa dagli archeologi Inglesi. Doveva essere alto più di 120 metri con in cima il fuoco ad indicare la rotta per le barche in arrivo. Plinio racconta che il faro del nuovo porto fu innalzato su una nave di oltre mille tonnellate, affondata per creare un’isola artificiale. E ancora Svetonio scrive: «Claudio vi fece affondare la nave con la quale Caligola aveva trasportato dall’Egitto L’Obelisco Grande e, vi fece costruire un’altissima torre, ispirandosi al faro di Alessandria» (Svetonio, Vita di Claudio, 20,3).

Poi in duemila anni il mare si è ritirato di ben 2 km e della costruzione chissà com’è, più niente, neanche l’isola artificiale, gli archeologi dicono che le fondamenta sono a grande profondità, fino a 15 metri. Si vedono solo i resti dei due bracci del porto di Claudio venuti fuori con la costruzione dell’aeroporto ma quell’obelisco, rubato in antichità in Egitto, è il più alto che c’è a Roma e oggi è in piazza San Pietro.

I naviganti
Dalla parte di là ad Isola Sacra il vecchio faro di Fiumara è ormai spento da anni, declassificato anche dal sistema dei radio fari, così quando arrivi in barca da Palmarola è buio, vedi solo le luci dei lampioni stradali di nuova Ostia, poi già quasi sotto costa vedi quelle rossa e verde di segnalazione per entrare in barca a Fiumara, sotto i venti di libeccio, sulla barra alla foce del Tevere. Per fortuna di giorno c’è la luce naturale dei cieli e fino a sera quella dei famosi tramonti di Fiumicino che guidano le imbarcazioni dentro il più grande porto fluviale per barche a vela d’Europa. Il Porto di Fiumara già esiste ed è pure molto bello, molti sono i cantieri e le barche in doppia fila galleggiano in acqua dolce. Non ci vorrebbe molto a pensare una «transizione ecologica» di riqualificazione sostenibile con darsenette dietro ogni cantiere e passarelle telescopiche.

Sulla pista ciclabile arriveresti al ponte della Scafa, anzi meglio senza più ponti, meglio un sottopassaggio sotto al fiume. Sarà un’utopia ma per la cronaca sarebbe interessante sapere qualcosa di nuovo dagli architetti e urbanisti che da tempo immemorabile si occupano di progettare un nuovo ponte sul Tevere tra Fiumicino e Ostia. A proposito proprio lì sotto al vecchio ponte della Scafa nel 2011 sono state scoperte due navi romane, sembra perfettamente conservate nell’argilla. Dopo scavi e rilievi stanno ancora lì, gli archeologi hanno ricoperto tutto di nuovo per una conservazione futura.

Sul fronte del porto è consistente la frequentazione dei navigatori che vengono da lontano: sono le barche a vela che l’estate arrivano da ogni parte del mondo e come per attrazione degli antipodi specialmente da Nuova Zelanda e Australia.

Dopo lunghe navigazioni arrivano come turisti a Roma, naturalmente, di Fiumicino non sanno niente, poi però restano anche a lungo come si può vedere sul registro delle presenze in porto della guardia costiera.

Niente a che vedere con i transatlantici della Royal Caribbean Group che a inizio Febbraio 2022 si è aggiudicata con poco più di undici milioni di euro la concessione per realizzare un ennesimo porto turistico, con messa all’asta al ribasso dopo il fallimento e sequestro della precedente speculazione delle Iniziative Portuali. Ora è la potente multinazionale americana, fondata nel ’68 in Norvegia, che allunga le sue mire sul porto degli antichi romani, lì dove arrivavano a Roma Marcantonio e Cleopatra… Si tratta del progetto «Fiumicino Waterfront S.r.l.» che prevede l’ormeggio di grandi imbarcazioni e anche l’attracco dei transatlantici da crociera. In un comunicato ufficiale la Royal Caribbean parla di un attracco per una sola grande nave e dice di «una rimodulazione della prevalente componente diportistica verso il target degli yacht di grandi dimensioni». In molti però sanno che i fondali sono molto bassi e non sarà proprio facile far arrivare le grandi navi, maxi-yacht a parte. È in ogni caso un nuovo tentativo di antropizzazione speculativa, un altro progetto mostro con infrastrutture pesanti a cancellare definitivamente un’area di pregio paesaggistico e culturale.

Una concessione demaniale marittima di 90 anni che però subisce subito uno stop dell’Autorità di Sistema Portuale che definisce «un progetto irricevibile e fuori legge» (sic). È comunque un fatto di competenze e burocrazie, sembra infatti che in quanto privato il porto turistico non rientra nelle competenze del AdSP, altri dovranno valutare con gli impatti ambientali VIA, VAS e così sia.
Una liquidazione avvenuta in due tempi con offerta istituzionale di iniziative portuali quasi sommerse, e come dice al ribasso il regolamento di vendita: «il ramo di azienda viene venduto come visto e piaciuto» e addirittura si continua a leggere «in ultima e denegata ipotesi, che pure la procedura non può ignorare, il valore del Bene in Concessione sarebbe addirittura negativo». È materia per grandi avvocati e broker internazionali, e se vuoi fare un paragone che vuoi che siano poco più di 11 milioni di euro? circa 10 appartamenti di lusso o come un centesimo del costo di un solo transatlantico della Royal Caribbian.

La resistenza
Sul fronte del No Porto ci sono le associazioni ambientaliste che si oppongono, il Ministero dell’Ambiente oggi ribattezzato della Transizione Ecologica si era già pronunciato con molti dubbi sull’impatto storico urbanistico e paesaggistico. Il comune di Fiumicino non può entrare nel merito della concessione privata ma è per «trovare soluzioni migliori ed equilibrate», senza però proporre alternative. Ci sono poi i comitati dei Tavoli del Porto e «in zona» il collettivo No Porto del Bilancione Occupato che da dieci anni si oppone alla speculazione e per la salvaguardia del territorio è riuscito a occupare e difendere un avamposto di proposta sociale e culturale. Anche dopo la fuga di Iniziative Portuali ormai più di dieci anni fa, a lungo il bilancione è stato recintato e assediato, controllato dalle telecamere della proprietà che ha recintato tutto come un fortino, ma ugualmente d’estate Il Bilancione si è rinnovato come un luogo di incontri, serate di musica e reading teatrali. Oltre naturalmente alle gare dei tuffi dal bilancione più grande, con i cavi di acciaio autofinanziati. Ma le cose cambiano e anche lì ora sotto al traliccio dei salti non c’è più acqua ma solo sabbia.

Più recentemente qualcuno del collettivo si collega per trasmettere Radio Risacca una volta a settimana sul web. Sono le Voci dei Quartieri, le radio che ogni giorno da un quartiere diverso trasmettono in streaming tra Laurentino, Tor Pignattara, Centocelle e Castelli, il sabato dal litorale di Fiumicino. Sulla spiaggia nuova che si è creata a causa del movimento dei fondali e dell’insabbiamento ci sono i Velisti Antagonisti che fanno scuola vela a mare in uno specchio d’acqua protetto. La base è nel container frigorifero che sono riusciti a spostare sulla duna sotto alla scogliera. Su via del Faro è ancora tutto recintato ma se riesci a passare e scavalcare muretti e detriti la spiaggia di sabbia nuova è una grande sorpresa. È lunga almeno 300 metri e larga 50, un posto nuovo che prima non c’era, era solo mare e paradossalmente è diventato un pregiato luogo sul litorale di Roma. I soldi in ballo del business però sono tanti, si parla di 350 milioni in dieci anni per sconvolgere 55.000 mq a terra e 988.000 di specchi acquei.

Ci hanno già provato con milioni di tonnellate di granito dalla Sardegna e da Guidonia per costruire i 700 metri della diga di sopraflutto. Poi il sequestro della zona, per un po’ tutto recintato e controllato ma abbandonato in un attimo. Da dieci anni è solo degrado e calcinacci, quando prima c’era l’Ultima spiaggia, lo Zenit e le proiezioni di Fiumicinemare.

In zona Faro è ancora terra di nessuno, un posto nuovo che non ha un nome. Prima era solo Fiumara, il faro, i bilancioni e il porticciolo delle piccole barche, poi nel 2010 la speculazione del Porto Turistico della Concordia e la grande truffa dell’Acqua Marcia in Bellavista. Come un lavaggio di mare di milioni di euro fatti di tonnellate di blocchi di granito di un consorzio di società fatte di scatole cinesi. A garantire tutti quanti: Regione Lazio, Comune di Fiumicino e Capitanerie. Ora c’è Invitalia e il PNNR.

Utopia realizzabile
Però una novità c’è: le correnti marine e le mareggiate muovono i fondali e nella zona sotto i bilancioni e davanti al vecchio ristorante «La vecchia Scogliera» (in stato di vergognoso abbandono di macerie dopo l’incendio doloso di dieci anni fa) si è formata in poco tempo una nuova spiaggia di sabbia bianca. I fondali si muovono veloci e si insabbiano a terra. Di giorno al sole è come in una bolla di acqua pulita. È il paradosso del molo di sopraflutto, che ha creato un grande specchio d’acqua protetto da scirocco e libeccio, insomma un territorio di pregio sul mare di Roma. Quelle risorse PNRR si potrebbero impiegare per un vero progetto completamente alternativo di riqualificazione ambientale e culturale. Il sogno di una possibile utopia, un progetto ideale con sul faro un Osservatorio sulla salute del mare, sotto sul mezzanino una bella biblioteca e libreria con bar e carte nautiche. L’ormeggio a pettine per gli skipper di passaggio è libero e assistito, ma solo per barche in transito, con una cooperativa per assistenza e piccole riparazioni, forse un cantiere nautico.

In acqua si potrebbe far galleggiare una zattera con uno schermo cinematografico per il festival del cinema di mare. Un po’ più in là sull’Isola Sacra c’è quella famosa piscina del principe in territorio S.I.C. e si potrebbero fare delle visite guidate all’eco sistema di acquitrini. Forse dove ci sono le vasche dell’ex allevamento dei molluschi ci potrebbe andarela succursale di arte marinaresca all’idrogeno dell’istituto tecnico di Fiumicino… E per finire in senso orario sulla spiaggia nuova al posto della vecchia scogliera,un Circolo Velico per farci il campionato del mondo della classe Optimist!

Con un monito di Tommaso Campanella che dice: «Più naturale è il dominio e la comunità dove il bene è più comune a tutti: e violento è più, dove è manco comune.»