E’ tregua tra i grillini, ma vai a sapere quanto dura. Le telefonate fatte da Beppe Grillo ai dissidenti Tommaso Currò e Paola Pinna sono servite ad abbassare un po’ la tensione tra fedelissimi al leader, quelli che ormai tutti chiamano talebani, e quanti invece reclamano maggiore libertà di movimento, di poter ragionare e soprattutto parlare senza per questo rischiare di essere mandati via. Ma la pace, se davvero di pace si tratta, è davvero appesa un filo. «Le situazioni non cambiano da un giorno all’altro» dice un deputato 5 Stelle scusandosi se preferisce rimanere anonimo: «Sa, la situazione è e resta molto delicata». Poi spiega: «Ormai sono tre mesi che siamo nel mirino, sono tanti e anche i rapporti personali sono diventati difficili». E le telefonate di Grillo? «Chi le ha ricevute si è un po’ calmato – prosegue l’onorevole-cittadino – tutti gli altri stanno cercando di capire cosa fare».

Fratelli coltelli. E come potrebbe essere altrimenti? Troppe cose sono successe per poter passare un colpo di spugna così, da un momento all’altro. Le accuse di compravendita e quelle di non voler restituire la diaria, le offese, quel «Paola Pinna chi?» pronunciato come inutile provocazione da Roberta Lombardi contro la deputata sarda che ha parlato di clima da psicopolizia nel Movimento. Che poi, mentre già c’era chi preparava le pratiche per la sua espulsione, con una telefonata ha visto improvvisamente ribaltare la sua situazione. Niente più espulsione, graziata all’ultimo minuto. «Almeno la mia di espulsione è servita» commentava ieri con amarezza Adele Gambaro, la senatrice cacciata con il voto della rete.

Ieri un gruppetto di dissidenti si è visto per un minisummit in Transatlantico, alla Camera. Presenti: Adriano Zaccagnini, Paola Pinna, Tommaso Currò, Tancredi Turco, Walter Rizzetto. Arrivano anche Aris Prodoni, Mara Mucci e il senatore Roberto Cotti. Oggetto della riunione: fare il punto sulla tregua, capire se c’è davvero da fidarsi oppure no. «Bene se si vuole fare un passo indietro, ma sono necessarie le scuse di chi ha gettato fango e ha insultato, anche se non direttamente, altri colleghi. Ognuno si assuma le proprie responsabilità» dice Zaccagnini, a Montecitorio tra i primi a far sentire la propria voce. Per dieci giorni Zaccagnini ha parlato solo di politica, preferendo non commentare le vicende del Movimento. Un comportamento che adesso vorrebbe fosse stato tenuto anche da altri. «E’ grave – dice – che io abbia rispettato i patti, mente i talebani hanno chiesto di scuotere l’albero e far cadere le mele marce, di rispettare le regole, ma le loro, di liberarsi degli elementi tossici». Brucia, soprattutto, l’accusa di tradimento. «Un’accusa di compravendita morale e politica a cui non è mai seguita una denuncia con nomi e cognomi» ma che, incalza Zaccagnini, sarebbe stata usata «per intimidire le persone scomode e fino a ieri da eliminare».

Parlando a Ragusa durante un comizio elettorale, Grillo ha respiunto l’accusa di aver cacciato chicchessia. «Io un epuratore? Ma loro sono sempre lì con il loro stipendio esattamente dov’erano prima. Non c’è una legge che li obbliga ad andarsene. sarà una loro decisione, a me non riguarda». Nè si è detto preoccupato per i tre parlamentari (in realtà sono 4) usciti dal Movimento. «E’ fisiologico – ha spiegato – ci sta che su 163 parlamentari 3 vadano via, è uno scilipotismo dell’anima».
Abbandonati per ora i toni da guerra, i pasdaran di Grillo aspettano. La prossima settimana si celebrerà il «giorno della restituzione», quando deputati e senatori 5 stelle, tenendo fede all’impegno preso, restituiranno parte dello stipendio e la diaria non spesa. Per l’occasione verranno a Roma anche Grillo e Casaleggio e in molti aspettano di vedere se qualcuno tra i dissidenti si rifiuterà di versare i soldi. Sarebbe la prova che le accuse dei giorni scorsi sarebbero vere. «Non ci contassero, tutti noi manterremo l’impegno», confida un parlamentare.

Adele Gambaro intanto si prepara a lasciare il M5S. «Non ci ho ancora pensato, ma credo che passerà al gruppo Misto», ha spiegato a Radio Radicale la senatrice. E per quanto riguarda la sua vicenda, ha aggiunto: «Avevo fatto quell’intervista come consiglio ad abbassare o toni. E’ successo di tutto».