Visioni

Tra funky cosmico e psichedelia le mille anime di Jeff Mills, asceta della techno

Tra funky cosmico e psichedelia le mille  anime di Jeff Mills, asceta della technoJeff Mills – foto di Cosimo Trimboli

Musica A Romaeuropa Festival il live set del musicista americano in trio

Pubblicato circa un anno faEdizione del 15 settembre 2023

Ha più anime questo misterioso set che Jeff Mills ha proposto nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma nell’ambito del Romaeuropa Festival. Quella che più fa invidia, la più ricercata, la più sofisticata anche è la proposta, voluta e studiata, che tratta la percussione in un altro modo, poco convenzionale. Tutti sanno quanto la techno derivi dal ritmo forsennato di certe percussioni ma in effetti uno studio così ampio sul rapporto tra percussione e melodia, non è da tutti. È il frutto impuro di un retaggio culturale di cui Jeff Mills è esponente, che lo ha portato, in quaranta anni di carriera, a creare mondi sonori altri, inventare stili e innovatore sempre e comunque. Ha presentato il progetto Tomorrow Comes The Harvest, dedicato al mai dimenticato Tony Allen – il cui seme proprio dalla loro collaborazione nacque e finì anche in cd per Decca – e lo ha fatto con il suo trio con Jean-Phi Dary al pianoforte e tastiere (qua e là se n’è aggiunta anche una seconda) e alle tabla di Prabhu Edouard.

Architettura e design le sue passioni, la fantascienza il genere di film preferito, l’improvvisazione la sua filosofia di vita.

MILLS si avvicinò alla musica proprio suonando la batteria, ancora giovanissimo esplose l’hip hop e lui passò a dedicarsi al djing e a indagare le possibilità sonore delle drum machine. Proprio sperimentando su questa, anni dopo, incontrò a Parigi Tony Allen (che insieme a Fela Kuti aveva scritto pagine indelebili dell’afrobeat) che iniziò a dialogare con il suo drum kit. Ne uscirono fuori estetiche fantastiche.
Jeff Mills sul palco del Romaeuropa pareva un santone, un asceta, calmo, sereno, compiuto: ha raccontato che il concept di questo suo progetto parte da una conversazione che lui ebbe con Tony Allen riguardo la creazione ma ben presto ha capito che il progetto era «bigger than ourselves», più grande di noi. Delle tante anime si parlava. A inizio set ne ha snocciolata una: un funky cosmico, una psichedelica nuova, un viaggio spaziale, una soundtrack del cosmo che partiva dal sound Motown e dalla house di Chicago. Musica bellissima. Ma poi il set prendeva un’altra strada, aveva un’altra anima ancora. Diventava pura techno e a quel punto gran parte del pubblico ha cominciato a ballare, chi poteva ha avanzato fin sotto il palco, gli altri sono rimasti vicino ai loro posti ma difficilmente sono rimasti fermi.

E ALLORA Lui non ha potuto far altro che spingere forte: «mi pare che qui ci sia un party». Ha capito tutto Jeff Mills, il padrino della second wave of Detroit techno (che in realtà qualche passo lo aveva fatto anche nella prima ondata). Architettura e design le sue passioni, la fantascienza il genere di film preferito, l’improvvisazione la sua filosofia di vita. «Dopo la morte di Tony Allen – ha raccontato – ho pensato che sarebbe stato giusto espandere quel progetto, coinvolgendo musicisti di diverse estrazioni. La chiave della riedizione in trio di Tomorrow Comes the Harvest è il viaggio: nessuno di noi tre ha un’idea precisa di dove stiamo andando, ci ascoltiamo a vicenda con molta attenzione».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento