Volano pietre e accuse reciproche tra governo e regione Lombardia. Alla fine, soprattutto grazie alla mediazione del ministro della Difesa Guerini, lombardo, una pezza si riesce a metterla. Conte esalta la «grande collaborazione», la indica come unica via per fronteggiare il virus e annuncia un’ordinanza per uniformare le regole nelle regioni non colpite dal Coronavirus. Se tutto andrà bene sarà almeno tregua, in caso contrario la tensione tornerà presto alle stelle. Ad accendere la miccia, in questo caso, è stato il premier, accusando l’ospedale di Codogno di non aver «osservato determinati protocolli». Il suo è stato un fallo di reazione. Il timore che, ove la strategia di contenimento fallisse, trovino ascolto le accuse di Salvini, che addossa al governo la responsabilità del contagio, inevitabilmente c’è. E anche Giorgia Meloni ha sì sospeso le ostilità, ma con la promessa di chiedere le dimissioni del premier a crisi superata. Lunedì sera Conte ha in effetti perso i nervi, muovendo a propria volta un’accusa sbagliata e inopportuna.

LA LOMBARDIA HA REAGITO con estrema durezza. Il governatore Fontana ha definito le parole di Conte «inaccettabili» e ha parlato di «governo che inizia a essere preoccupantemente fuori controllo». Più duro l’assessore al Welfare Gallera che se la prende con «l’attacco ignobile di un premier ignorante». Conte, accortosi dell’errore, ha subito ingranato la retromarcia, ha esaltato la perfetta collaborazione del governo con le regioni, ma la rissa è esplosa di nuovo nella videconferenza tra ministri e governatori convocata per mettere a punto l’ordinanza che, pur confermando la gestione regionale della Sanità, fissa alcune regole comuni. Scintille tra Fontana ed Emiliano, poi tra il governatore lombardo e quello emiliano Bonaccini. Il punto dolente è sempre l’ospedale di Codogno. Fontana sbotta. «Con che coraggio attacchi medici e infermieri», urla rivolto a Conte. Poi si alza e se ne va. Il premier cerca di riportare la calma chiedendo ai tecnici di lasciare la sala. Guerini si attacca al telefono, recupera Fontana. Il testo alla fine viene concordato, ma in un clima di tensione tutt’altro che sopita.

L’ORDINANZA RIASSUME le norme già emerse negli incontri dei giorni scorsi tra governo e presidenti di regione, ma non ancora codificate. È un passo avanti sulla strada delle centralizzazione della gestione dell’emergenza, anche perché le regioni dovranno notificare al governo le scelte in materia di sanità, cioè di fatto chiedere il permesso. Ma non molto più di questo. L’ordinanza dovrebbe prevedere la divisione del Paese in tre fasce: le zone rosse, quelle adiacenti, dove le norme saranno più stringenti, e il resto del Paese. Verrà disposta la quarantena per chi nelle ultime due settimane è passato per le zone rosse. L’acquisto delle mascherine verrà centralizzato dalla Protezione civile. Spetterà ai sindaci garantire la pulizia dei mezzi pubblici e l’attività di prevenzione nei locali. Come previsto saranno sospese le gite scolastiche e le iniziative al di fuori degli istituti. In tutte le strutture pubbliche saranno messi a disposizione i disinfettanti. Nei concorsi pubblici si farà in modo di garantire la distanza di sicurezza. Non sono previste, per ora, le norme che comporterebbero un salto di qualità emergenziale, con ricadute pesantissime su tutti i piani a partire da quello già molto esposto dell’economia: la chiusura delle scuole e la sospensione del campionato di calcio. Ma qui si apre lo scontro con le Marche. Il presidente dem Ceriscioli emana un’ordinanza per la chiusura delle scuole fino al 4 marzo e il consiglio dei ministri decide di impugnarla .

SUL PIANO POLITICO, Salvini dagli attacchi sguaiati è passato a una strategia più sottile. La Lega, come tutti, voterà quasi certamente a favore del decreto Coronavirus. Ieri il suo leader ha alzato il telefono e chiamato Conte. Ha annunciato al premier una lettera, il cui contenuto è stato notificato subito dopo su Fb, con le proposte leghiste. Non riguardano la gestione sanitaria della crisi ma quella economica, che si profila gravissima. La Lega chiede l’esclusione delle spese per l’emergenza virus dal bilancio comunitario. Invoca sostegni per il turismo e per l’agricoltura. La sospensione degli adempimenti fiscali per le zone rosse, stabilita per decreto da Gualtieri lunedì sera, è giudicata «assolutamente insufficiente». La Lega propone invece l’esonero del pagamento di tasse e tributi per tutte le aree economicamente danneggiate dalla crisi. Il tono della missiva è cordiale, pare lo sia stata anche la telefonata. Ma il decreto di sostegno all’economia arriverà solo tra qualche giorno. Si vedrà allora se il governo recepirà alcune delle proposte della Lega, firmando così di fatto un patto per la sospensione delle ostilità fino alla conclusione della crisi.