Quelle terrazze che nei film nordafricani degli anni settanta apparivano deserte, inondate da un sole abbacinante, torri di vedetta per qualche sparuto adolescente verso mondi e sogni lontani, oggi Merzak Allouache le ha riempite di tutti i peccati capitali in Es-Stouh (Les terrasses). Film che si posiziona tra cielo e terra, verso l’alto dove si innalzano le preghiere nei cinque momenti cruciali della giornata, verso il basso dove un’umanità feroce compie le sue quotidiane efferatezze. La vista del lungomare di Algeri che apre il film alle luci dell’alba e lo chiude illuminato nella notte non ha così un valore illustrativo ma abbraccia i diversi quartieri, il cuore della città che si arrampica verso l’alto dove si affollano uomini e donne che hanno perso la loro umanità.

Alcuni ci vivono su quelle terrazze, in orride capanne, cacciati da altri luoghi, sfuggiti ai terroristi ma non alla droga, nello stesso quartiere Bab El Oued dove Allouache aveva ambientato nel ’93, in piena crisi politica il suo film Bab El-Oued City poi montato in Francia. Altri, come lo «zio Larbi» nel quartiere della Casbah è stato incatenato dentro un gabbiotto perché «malato» e solo la nipotina osa avvicinarsi a lui e farsi raccontare storie del passato, tradimenti e racconti di fantasmi che si pettinano (neanche avesse immaginato Cani randagi di Tsai Ming-liang) finché la sua mente non vacilla e inizia a urlare al passato. Nei quartieri centrali la giovane musicista raduna il suo gruppo per le prove e una donna dalla terrazza vicina continua a fissarli per tutto il tempo, antefatto di una tragica fine. In piena Nôtre Dame d’Afrique, luogo di venerazione per ogni religione, si effettuano pesanti intimidazioni spinti fino all’assassinio, una gang è padrona del territorio.

[do action=”citazione”]Man mano che passano le ore della giornata (sempre scandite dalle preghiere) sulle terrazze si affollano i personaggi: il padrone di casa che esige lo sfratto e sarà gettato in mare, complice una figura di poliziotto proveniente dal passato remoto, da quell’epoca dell’indipendenza ormai cancellata. Feste di nozze e seminari di terrorismo tenuti con il favore delle tenebre, giovani cineasti trucidati. Forse proprio questo è l’episodio che più di altri permette di cogliere il tono del racconto di Allouache, allerta sullo stato della violenza nella società, ma anche decisamente umoristico perché i diversi episodi hanno un profilo nerissimo, paradossale che fa riflettere.[/do]

Nome di punta del cinema algerino, Merzak Allouache è diventato famoso in un periodo di grande espansione (e pianificazione) del cinema algerino con Omar Gatlato del ’77 che seguiva un giovane «vitellone» di un quartiere popolare infatuato dei divi del cinema, uno sguardo che accomunava il regista a Mohammed Zemmouri altro regista algerino trapiantato a Parigi che ci deliziava con le sue commedie sullo scarto tra Maghreb e il resto del mondo. Poi è terminato il tempo del divertimento.

Allouache ha viaggiato spesso tra Parigi (dove è rimasto in esilio per tutti gli anni Novanta) e Algeri e si è mosso tra l’humour nero e le durissime considerazioni sul suo paese anche nei periodi più difficili (e ce ne sono stati in cui portare una cinepresa in giro significava diventare un bersaglio sicuro): L’autre monde (2001), Chouchou (2003) Ba bel web (2005), fino a Tamanrasset (2008) dove una troupé di pubblicitari incontra – e fotografa – nel deserto profughi che dal Mali cercano di raggiungere l’Europa.
Anche queste «terrazze» affacciate sul Mediterraneo raccontano storie che prendono spunto dalla realtà, svelano le numerose contraddizioni e un rimosso che, dice il regista, non si vuole vedere, basterebbe leggere le cronache locali per rendersi conto delle assurde situazioni che nel suo film sono espresse con un linguaggio tanto esperto da costituire un flusso ininterrotto, come le voci che potevano volare da un caseggiato all’altro, lanciare saluti o gettare l’allerta.

Come un fatto di cronaca gli aveva dato lo spunto per Il pentito, presentato alla Quinzaine del 2012, dove un giovane contadino rinunciava all’estremismo in favore della nuova «concordia», rendendo evidente un’esplosione di violenza sotterranea, anche Les terrasses di spunti di cronaca ne ha talmente tanti da invitare il pubblico e anche i giovani cineasti algerini ad aprire gli occhi sul rimosso. Girato in dvd, a basso costo, in coproduzione con la Francia, nel film mancano solo le terrazze delle sale cinematografiche, sono sparite anche in Algeria.