Musica rock, pop, classica, black e metal, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Vinyl è solo l’ultima arrivata di una serie di produzioni tv che tengono insieme canzoni, vicissitudini familiari, balletti e tormenti amorosi. Molto spesso diventando fenomeni di culto per generazioni di giovani (e non solo) fan. Il primo a sfondare su piccolo schermo negli ’80 è stato Saranno famosi, sulla scia dell’omonima pellicola di Alan Parker, fra sudori, rock pop e patimenti raccontava le vicende intrecciate di giovani attori in una scuola di musica (Amici di Maria De Filippi è la sua evoluzione sotto forma di talent show…). Sei stagioni di enorme successo anche dalle nostre parti, compagnia attesissima nei dopo pranzo per milioni di adolescenti dell’epoca.

C’è anche la variante «soap opera» fenomeno di culto negli States, giunto alla seconda stagione con picchi di ascolto senza precedenti. È Empire, sorta di Dynasty nera in cui entrano in gioco madri, padri figli di primo e secondo letto per il controllo di una casa discografica nel segno dell’hip hop. Sceneggiatura a tinte forti e strepitosi numeri musicali (i due album colonna sonora finora prodotti sono arrivati in cima alla classifica di Billboard). Dal ghetto all’imprenditoria il cinico Lucious Lyon (Terrence Howard) flirta e combatte con la spiritata (ex) consorte Cookie (Taraji P. Henson), un mondo in cui entrano in scena Snoop Dogg, Jennifer Hudson e Courtney Love, mai così in parte.

Ryan Murphy – la mente dietro American Horror Story – deve la sua fama a Glee, sei stagioni trascorse nei corridoi di un liceo con tanto di dramma (vero) finale: la morte per overdose di Cory Monteith, l’attore canadese che nella serie interpretava il ruolo di Finn. Una variante country arriva ovviamente dagli Usa nel 2012, è Nashville – ispirata al celebre capolavoro di Altman – con al centro lo scontro di due cantanti, la matura Rayna Jaymes star sulla china discendente e l’ambiziosa stella ventenne Juliette Barnes, dalla voce sexy e flautata.

Ma la serie forse più ambiziosa e riuscita, naturalmente di nicchia, è Mozart in the Jungle, ispirata al libro di memorie dell’oboista Blair Tindall dove un giovane direttore d’orchestra è chiamato a risollevare la Filarmonica di New York. Lo interpreta mirabilmente Gael Garcia Bernal.